CATENA DI RISTORANTI
Vicente parla al plurale perché c'è un team completo a occuparsi di Rublev: con lui ci sono anche Abraham Gonzalez (a Umago c'era lui) e il preparatore atletico Marcos Pizzorno. Ci vorrà tempo affinché Andrey metta su i muscoli necessari, ma intanto la palla fila via che è un piacere. Forte di un notevole equilibrio tra dritto e rovescio, è dotato di uno straordinario timing che gli permette di generare notevole velocità, peraltro trovando spesso gli ultimi centimetri di campo. Rublev è il tipico giocatore di cui diresti che “è in grado di colpire una monetina da 30 metri di distanza”. E' curioso che il suo fisico sia gracilino, poiché il papà è un ex pugile di ottimo livello. Per anni, tra l'altro, ha accompagnato qualche esercizio di boxe a quelli tennistici. Ma non ha fatto in tempo a vedere le scazzottate del padre: quando lui è venuto al mondo, papà Andrey aveva già cambiato vita, aprendo una catena di ristoranti a Mosca. Per questo, sin da piccolo, è abituato a mangiare di tutto. “A causa dei ristoranti di mio padre non ho quasi mai mangiato a casa. Abbiamo 13-14 locali in giro per Mosca, e sono tutti diversi: russo, giapponese, italiano, poi qualche bar. Il mio ristorante preferito è quello italiano, con cuochi italiani che preparano piatti deliziosi”. Adesso i ristoranti di papà non sono più un'abitudine: quando non viaggia il mondo, Andrey sta in Spagna e torna a casa soltanto occasionalmente. Per esempio, quando ha bisogno di recuperare qualche visto d'ingresso. Il distacco non è stato semplice, all'inizio i genitori avevano faticato a farsi da parte. Ma adesso si è creato il giusto equilibrio ed è arrivato il primo titolo ATP, guarda caso nella settimana in cui ci sono state le nuove induzioni nella Hall of Fame di Newport. Quella Hall of Fame che resta preclusa a Yevgeny Kafelnikov, non senza qualche polemica. Forse Rublev non lo sa, ma se un giorno dovesse entrarci anche lui, sarebbe un piccolo indennizzo. Tecnica, talento, quel qualcosa che viene dal destino e che non si può allenare. Un po' come la pittura, come quel monaco che nel quindicesimo secolo si trasferì a Mosca e si dedicò alla pittura. Divenne il più importante iconografo russo, al punto che nel 1966 gli hanno anche dedicato un film. Si chiamava Andrei Rublev. In fondo c'è solo una lettera di differenza.