Rublev vale più di una puntata al casinò

Una grande partita del moscovita blocca Fognini e toglie all'Italia la chance di portare tre giocatori in semifinale. L'azzurro si fa innervosire dalla condotta tattica di Rublev, ipotizzando che giocasse un po' a caso, ma non è proprio così. Conoscerete meglio Rublev sul prossimo numero di Tennis Italiano.

Non rischia di perdere la leadership italiana, neanche se Lorenzi dovesse vincere il torneo, tuttavia Fabio Fognini non esce benissimo dal Plava Laguna Croatia Open, dove è campione in carica e puntava al bis, specie dopo le eliminazioni di Monfils e Goffin. Invece va fuori nei quarti, contro uno degli esponenti più fulgidi della Next Gen tanto pubblicizzata dall'ATP. Potrete leggere pensieri e parole di Andrey Rublev sul numero di agosto-settembre di Tennis Italiano: il direttore Lorenzo Cazzaniga lo ha intervistato durante le qualificazioni di Wimbledon e ha scoperto un ragazzo ben più interessante da quello che traspare nelle uscite istituzionali. Nel frattempo, Andrey è volato in semifinale con pieno merito, superando Fabio al fotofinish col punteggio di 6-7 6-2 7-6. La partita l'ha vinta lui, non l'ha certo persa un Fognini un po' giù fisicamente, un po' troppo nervoso, ma molto motivato. Nonostante qualche parola di troppo (“Gioca a caso e gli entra tutto” ha detto più volte, riferendosi al suo avversario), Fognini è rimasto in partita fino alla fine. Ci teneva per tanti motivi: intanto perché Umago è stato uno dei primi tornei a credere in lui, poi perché aveva bisogno di punti ATP. Ma se sul campo ha sprecato troppe energie, mostrando che la definitiva maturazione va ancora a intermittenza, fuori è parso ben più lucido. “Devo essere onesto, Andrey ha giocato meglio di me - ha detto – se questa sera fosse andato al casinò, avrebbe vinto di sicuro. Ha azzeccato tutto. Io, invece, mi sono espresso al meglio soltanto nel primo set. Bravo lui, perché ha messo in campo colpi e soluzioni che mi hanno davvero infastidito”.

CORAGGIO E PERSONALITA'
La battuta sul casinò rende l'idea, ma non fa giustizia alla performance di Rublev
. Fognini sarà rimasto sorpreso dalla sua partita, ma chi lo segue da tempo (sostanzialmente da quando batté Verdasco a Barcellona, un paio d'anni fa) non ha certo strabuzzato gli occhi nell'ammirare certe soluzioni. Intanto, il suono della palla: quello di Rublev è diverso, un canto, un impatto secco che gli esperti sanno riconoscere da subito. E poi il coraggio, quelle risposte con i piedi dentro il campo e destinate all'incrocio delle righe. Soluzioni che valgono ancora di più contro Fognini, uno dei migliori difensori del tour. Quei colpi così eleganti, mutuati nella gestualità da Evgeny Kafelnikov, sono un piacere per gli occhi. Non ha inventato nulla di nuovo, anche perché il coach al suo fianco (l'ex pallettaro Fernando Vicente) gli sta dando un certo ordine tattico. Non crediamo che Fognini abbia ragione quando, nell'emotività del match, ha detto che Rublev “gioca a caso”. Se certe soluzioni restano in campo per due ore di fila, a questa intensità, forse non è un caso. E non è un caso che Rublev non abbia esultato più di tanto dopo il matchpoint. Giusto un pugnetto, un segno della croce e via a smaltire gli obblighi del post-match. Vede questa vittoria come un punto di passaggio verso una carriera molto, molto brillante.

LA RUSSIA SE LA RIDE
La classifica dice che Karen Khachanov gli sta ancora davanti, ma ha anche un anno di vantaggio. Detto che la Russia ride perché ha trovato due giocatori che farebbero la fortuna di qualsiasi nazione, se oggi dovessimo scommettere su chi arriverà più lontano a fine carriera, diremmo Rublev. E' difficile non farsi conquistare da una gestualità così elegante, ma ugualmente perfetta per il tennis attuale. Un'eleganza senza tempo. Per giocarsi la finale se la vedrà con l'idolo di casa Ivan Dodig, bravo ad approfittare delle difficoltà di Goffin. E pensare che Rublev aveva perso nelle qualificazioni, poi il forfait di Borna Coric gli ha regalato il main draw. Perché la continuità ad alti livelli, ad oggi, è ancora il più grande difetto di Andrey. Ma a 20 anni e con un carattere un po' fumantino, ci può stare. Però non difetta di personalità: nel terzo set è stato bravo a non disunirsi dopo aver servito sul 6-5 e a giocare uno splendido tie-break, cancellando il ricordo di quello del primo set, perso dopo essersi trovato sul 4-1. Se va avanti così, si qualificherà in scioltezza alle Next Gen Finals di Milano e sarà tra i favoriti, tenendo conto che Alexander Zverev potrebbe essere già pronto per il Masters dei grandi.

ATP 250 UMAGO – Quarti di Finale
​Andrey Rublev (RUS) b. Fabio Fognini (ITA) 6-7 6-2 7-6

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