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Marco Caldara
17 October 2017

Travaglia, è mancata soltanto la vittoria

Stefano Travaglia gioca un gran match nel primo turno dell'European Open di Anversa, mettendo alle corde David Ferrer per oltre due, ma si arrende al tie-break del terzo set. Lo spagnolo cancella un match-point con un mezzo miracolo e si prende il successo, ma per "Steto" è solo questione di tempo. Ha le qualità per entrare fra i primi 100 (e non solo).
L’impresa era lì, davvero a un soffio. Stefano Travaglia l’ha osservata in silenzio, l’ha cullata per quasi due ore e mezza e se la sarebbe anche meritata, ma il tennis non sempre è gentile e simpatico. A volte se ne sbatte della sorte e si diverte a infierire anche su chi di sfortuna ne ha avuta a sufficienza, togliendo ai poveri per dare ai ricchi, come un Robin Hood all’inverso. E allora il punteggio finale del match “clou” del martedì dell’European Open di Anversa, che vedeva il (quasi) 26enne ascolano di fronte a David Ferrer sul Campo Centrale, recita 4-6 6-4 7-6 per l’ex numero 3 del mondo, un nobile quasi del tutto decaduto, ma che certe qualità non le ha ancora perse. Come per esempio la capacità di vincere le partite, mostrata con un guizzo, uno solo, del campione che fu. L’unico di un match giocato sotto tono rispetto ai suoi standard, forse anche di quelli di un 2017 più opaco che mai, ma arrivato proprio nel momento più importante di tutto il match, sul 5-4 Travaglia al terzo e 30-40, quando sulla Wilson nera e blu dell’azzurro c’era un match-point per rendere possibile l’impossibile. “Steto” ha fatto tutto bene, rispondendo all’attacco del rivale con un solido passante incrociato di rovescio, ma Ferrer, che se si parla di mano non è mai stato un mostro (per essere gentili) e di tocco aveva pasticciato per buona parte del match, si è inventato una splendida volèe stoppata di rovescio, morta un metro dopo la rete. La partita il veterano di Javea l’avrebbe vinta dopo, scappando via dal 3-3 del tie-break con quattro punti consecutivi, ma i pensieri di Travaglia non possono che finire a quel punto, così vicino dall’essere l’ultimo, dall’avverare un sogno costruito con un match davvero ben giocato, senza timore reverenziale, senza l’emozione della “prima” contro un giocatore di quelli che fino a qualche settimana fa sbirciava in televisione, senza grossi errori né tecnici né tattici. Travaglia ha fatto bene tutto ciò che doveva fare: ha vinto un primo set che andava vinto, ha provato (invano) a riaprire un secondo scappato via fino al 5-1 Ferrer, e poi ha tenuto duro fino alla fine nel terzo. Mai come stavolta è mancata soltanto la vittoria.
MOTORE E CARROZZERIA DA PRIMI 50
Per il tennista di Ascoli Piceno resta una grande prestazione da cui ripartire, l’ennesima che conferma come abbia già il tennis per stare nel circuito maggiore. Dopo l’ottimo Us Open ha giocato un paio di Challenger sulla terra battuta, senza particolare successo, allora ha tentato di nuovo la strada del Tour e gli è andata subito bene, come già a Wimbledon e poi a New York. Segno che è proprio in mezzo ai grandi che riesce a esprimersi meglio. Contro “Ferru” l’ha fatto benissimo: l’impostazione del suo tennis gli ha dato una mano, e per lunghi tratti il Ferrer sembrava lui. Comandava il gioco, faceva i punti col diritto, vinceva gli scambi lunghi, mostrava l’atteggiamento migliore e un grande attaccamento alla partita. Certo, lo spagnolo non è più il carro armato capace di 27 titoli ATP e una finale al Roland Garros, ha (almeno) una marcia in meno, le gomme sgonfie e il diritto spuntato, ma questo interessa a noi, mica a Travaglia. Lui si è battuto alla pari col giocatore che si è trovato di fronte, spingendo forte, prendendosi i giusti rischi, dominando col servizio buona parte dei suoi turni di battuta. Poi la partita l’ha vinta l’altro, e non è affatto un dettaglio, ma si sa che contro certi giocatori gli incontri vanno vinti tre volte: la prima col tennis, la seconda col fisico e l’ultima con la testa. Travaglia è andato vicinissimo al tris e gli è andata male, ma non ha quasi nulla da rimproverarsi. Già uscire con l’amaro in bocca da un match contro David Ferrer, per uno al quarto main draw in carriera nel circuito maggiore, è un piccolo successo. L’importante è che ne arrivino presto altri, e poi altri ancora, risultato che sembra più che possibile anche grazie a una versatilità che si può toccare con mano. La scalata dall’azzurro è iniziata col primo titolo Challenger, sulla terra di Ostrava. Poi è arrivato il primo Slam, sull’erba di Wimbledon. Quindi la prima vittoria, sul cemento di New York. Quindi questo match, sul veloce indoor. Quattro punti cardine, quattro superfici diverse. Un dato che ribadisce che motore e carrozzeria sono da primi 50 del mondo.

ATP 250 ANVERSA – Primo turno
David Ferrer (ESP) b. Stefano Travaglia (ITA) 4-6 6-4 7-6
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