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Marco Caldara
14 February 2018

Per Travaglia è solo questione di tempo

Un ottimo Stefano Travaglia sfiora il successo contro Jeremy Chardy nel nuovo ATP 250 di New York, ma pochi dettagli fanno la differenza a favore del francese, a segno 6-4 al terzo set. La sconfitta brucia ma ciò che conta di più è il livello espresso dall'azzurro: il suo tennis vale il circuito maggiore, e lo sta confermando settimana dopo settimana. Di questo passo la top-100 arriverà.
Nel tennis si può vincere e si può perdere ogni settimana, da gennaio a novembre, ma l’importante è non perdere mai l’ambizione, la voglia di girare il mondo per crescere e migliorarsi, perché l’occasione tanto attesa può arrivare in qualsiasi momento. Una lezione che Stefano Travaglia ha imparato a memoria nei tornei minori e nelle tante difficoltà che la sua carriera gli ha messo davanti, sotto forma di infortuni più o meno gravi. Le ha superate tutte e ora sta provando ad applicare la ricetta al circuito maggiore ATP, per conquistare l’atteso ingresso fra i primi 100 della classifica mondiale, e non sarà certo una sconfitta in tre set contro Jeremy Chardy a mettergli i bastoni fra le ruote. Anzi, c’è da scommettere che il 4-6 7-6 6-4 a favore del francese nel nuovo ATP 250 di New York darà al 26enne di Ascoli Piceno altre motivazioni, perché insieme a qualche rimpianto nasconde anche quella che pian piano sta diventando una certezza: il livello per competere nel Tour c’è già. “Steto” l’ha capito, ne trova conferma in continuazione, ed è per questo che la top-100 vuole guadagnarsela passando dalla porta principale, preferendo i tornei maggiori ai Challenger. Ecco spiegata la programmazione ambiziosa, che dai quasi 3.000 metri di Quito l’ha portato a Long Island: virare dal cemento di inizio stagione alla terra rossa per una sola settimana, per poi tornare sul veloce (per giunta al coperto) può sembrare una scelta scellerata, ma in realtà le condizioni in Ecuador sono talmente particolari che tra l’adattamento a una terra rossa tradizionale e quello al veloce al coperto non c’è così tanta differenza. Il tennista ascolano ha pensato di avere più chance al Nassau Veterans Memorial Coliseum e lì si è spostato, a mettere altra esperienza nel serbatoio.
CHARDY CHIUDE TUTTE LE PORTE
Dopo due ottime vittorie nelle qualificazioni, la seconda cancellando quattro match-point a un buon giocatore come Tim Smyczek, l’azzurro ha avuto l’onore del Campo Centrale, e la possibilità di testare in mondovisione il nuovo cemento nero (o grigio scuro) sperimentato alla Laver Cup e subito sposato dagli organizzatori del New York Open. Ha fatto un’ottima impressione la resa televisiva del campo e l’ha fatta pure Travaglia, capace di giocare tre set ad alti livelli, martellando col servizio e comandando il gioco col diritto. Strappargli un punto sulla sua prima di servizio era praticamente impossibile, e per lunghi tratti del match il successo è parso alla sua portata, ma appena il rendimento con la prima è calato appena appena Chardy si è fatto trovare pronto, e il match è andato a vincerlo lui, non senza sudare. I momenti decisivi sono stati due, nei quali il 31enne di Pau ha mostrato le qualità di un tennis (diritto in primis) che l’ha portato fino al numero 25 del mondo, con tanto di quarto di finale Slam, scippato ad Andreas Seppi all’Australian Open di cinque anni fa. Sul 5-5 del secondo set ha salvato una palla-break con un diritto sulla riga dopo il servizio, poi ha dominato il tie-break e il break in avvio di terzo sembrava il segnale della resa di Travaglia. Invece l’azzurro ha subito recuperato ed è stato avanti fino al 4-3, quando ha avuto due chance per andare a servire per il match. Ma Chardy è stato di nuovo bravissimo: ha comandato col diritto, si è preso entrambi i punti e sul 4-4 è stato lui a mettere sotto pressione Travaglia, con maggiore fortuna. Una dettaglio sufficiente per fare tutta la differenza del mondo, che a lui ha consegnato vittoria e secondo turno, e a Travaglia un’altra sconfitta di misura, da aggiungere a quella della scorsa settimana contro Nicholas Jarry. Potevano arrivare due vittorie, invece è andata male in entrambi i casi, ma è il prezzo da pagare per competere al livello più alto. L’importante, ora, è saperci stare. Il resto arriverà.

ATP 250 NEW YORK – Primo turno
Jeremy Chardy (FRA) b. Stefano Travaglia (ITA) 4-6 7-6 6-4
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