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Marco Caldara
23 September 2017

Fognini testa e cuore, è in finale!

Fabio Fognini gioca un match dai due volti a San Pietroburgo: fino al 6-2 3-1 per Bautista Agut sembra sofferente, poco disposto a lottare. Ma una distrazione dello spagnolo lo rigenera e cambia la partita. Fabio lascia in campo tutto ciò che ha, cancella due match-point e vince due tie-break di fila. Finale n.14 in carriera: contro Dzumhur è favorito.
Per essere uno che non si è ancora lasciato alle spalle il capitolo forse più grigio della sua carriera, farcito con tonnellate di insulti a mezzo social, Fabio Fognini sta dimostrando di avere carattere. Ripartire, con tutti gli occhi puntati addosso, non era affatto semplice, invece il numero uno azzurro l’ha fatto in fretta e alla grandissima. Per una volta non basteranno i risultati sul campo per far dimenticare alla (troppo?) severa opinione pubblica ciò che ha combinato a New York, ma per cancellarlo almeno dalla sua, di testa, serviva subito un risultato, e Fognini l’ha trovato a San Pietroburgo, regalando la quattordicesima finale ATP in carriera. Un traguardo che sembrava alla portata alla vigilia, mentre è diventato irraggiungibile quando Roberto Bautista-Agut gli ha strappato il servizio nel quarto game del secondo set, salendo sul 6-2 3-1 e servizio. Pareva già l’ora dei titoli di coda, o forse lo era se solo il numero 13 del mondo non avesse concentrato nel game successivo tutti gli errori che aveva lesinato sin lì. Invece lo spagnolo è andato in tilt nel momento peggiore e il punteggio finale dice 2-6 7-6 7-6 Fognini, al termine di una battaglia di 2 ore e 27 minuti, chiusa col servizio vincente che ha spedito “Bati” sul lettino dello psicanalista, a chiedersi come sia riuscito a perdere un match simile. In realtà, la risposta gliel’ha offerta Fognini, senza parcella, battendosi quattro volte la mano sul cuore dopo il successo. Niente tempia, come faceva una volta, ma cuore, simbolo di un attaccamento alla partita quasi sorprendente, malgrado un tennis meno brillante rispetto a giovedì e venerdì, una fasciatura sotto al ginocchio sinistro (che si porta dietro dagli States) e un fastidio sopra a quello destro. Si è consultato tre volte col fisioterapista, e nel terzo set ha chiesto anche un breve trattamento, segno che c’era davvero qualcosa che non funzionava. Di solito fatica a convivere con i problemi, mentre stavolta ci ha giocato sopra con naturalezza, e un modo di stare in campo davvero perfetto.
TESTA E CUORE
Il clic è arrivato col break nel secondo set, l’unico messo a segno da Fognini. Di solito Bautista Agut certi regali non li fa, ma Fognini è stato bravo ad accorgersi che non era affatto un caso. Ha notato che al tennis del rivale mancava qualcosa, come se avesse una marcia in meno del solito, ed è rimasto lì, con pazienza, provando a farlo almeno combattere con l’augurio che il suo motore perdesse ancora qualche giro. Non è successo, ma i giri li ha guadagnati gradualmente il motore mentale di Fabio, che non potendo contare sul genio ha provato (con successo) a metterci almeno la continuità. Si è guadagnato il tie-break del secondo set, ha cancellato due match-point e al primo set-point non ha perso tempo, obbligando l’avversario al terzo. E poi ha sempre fatto gara di testa, senza sbavature. Ha mancato la palla del 2-0 immediato, e poi non ha più visto chance, ma ha tenuto le cartucce migliori per il tie-break. Ha rimontato da 1-3 a 3-3, poi ha regalato il 5-3 allo spagnolo commettendo un gravissimo doppio fallo, ma visto quando ha sofferto per arrivare sin lì deve aver pensato che non era proprio il caso di perdere. Ha accorciato sul 5-4, e quando il rivale gli ha consegnato il 5-5 con una volèe larga ha capito che era il momento di affondare il colpo. Ha risposto bene, l’ha spinto in un angolo e ha fatto tre passi dentro al campo, colpendo un coraggioso rovescio al volo, diventato il simbolo della vittoria. Nei momenti caldi Bautista Agut ha tirato indietro il braccio, lui no. Ed è giusto che a sfidare Damir Dzumhur in finale ci sia lui, con discrete chance di conquistare il sesto titolo ATP in carriera, il primo lontano dalla terra battuta. A occhio e croce, sarà importante la capacità di recupero di Fognini: per tenere in piedi la sfida, il ligure ha lasciato in campo un sacco di energie fisiche e mentali, finendo stremato. Per fortuna ne è valsa la pena.

ATP 250 SAN PIETROBURGO - Semifinali
Fabio Fognini (ITA) b. Roberto Bautista Agut (ESP) 2-6 7-6 7-6
Damir Dzumhur (BIH) b. Jan-Lennard Struff (GER) 6-3 7-5
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