13 November 2014

Baldi esce a testa alta

Il giovane lombardo non demerita, ma passa l'esperto tedesco Berrer. Ai quarti di finale, anche Dustov, Brown e Matsukevich ...

Baldi esce a testa alta

foto Trofeo Città di Brescia

 

Al momento di stringergli la mano, Michael Berrer gli ha fatto i complimenti. Sarà questo, forse, il più bel ricordo di Filippo Baldi al Trofeo Città di Brescia. L'ultimo italiano in gara si è arreso all'esperto tedescone, 16 anni più anziano di lui e infinitamente più esperto. E' finita 6-4 6-3 ma Baldi è uscito tra gli applausi, al termine di una prestazione molto coraggiosa. Il suo tennis sembra più adatto alla terra battuta, ma al Palazzetto San Filippo ha dimostrato di essere incisivo anche sul duro.

 

Filippo ha un ottima condizione atletica che gli consente di giocare un tennis aggressivo, anche se deve irrobustirsi fisicamente. Alla vigilia, aveva detto che servizio e risposta sono i colpi che deve rendere "perfetti". La tecnica c'è, i margini di miglioramento anche. Tuttavia, è piaciuto per l'atteggiamento. Il pugnetto, l'esclamazione, la voglia di giocare punto su punto gli torneranno utili in futuro. Di fronte aveva uno specialista di questi campi: dei 10 challenger in carriera, Berrer ne ha vinti nove sul cemento indoor.

 

Ma quando si palleggiava da fondocampo Baldi teneva bene il ritmo, ed anzi era lui a comandare. E' stato bravo ad annullare alcune palle break in avvio, e un pizzico sfortunato sul setpoint. Una rispostina slice del tedesco è rimasta in campo e ha lasciato fermo l'azzurro. In precedenza, sul 3-3, Filippo aveva avuto l'unica palla break a favore, cancellata da un bel servizio vincente del tedesco.

 

Nel secondo set, l'azzurro restava fedele al suo piano tattico: tenere Berrer lontano dalla rete e farlo muovere il più possibile, soprattutto verso il rovescio. Sul 2-2, il lombardo saliva sullo 0-30 e commetteva un'ingenuità sul 30-30: dopo uno scambio condotto egregiamente, si è presentato a rete con troppa fretta e si è trovato a giocare una difficilissima volèe bassa, sbagliandola.

 

Ha subìto il contraccolpo psicologico e nel game seguente si è trovato 0-40: ha cancellato due palle break, ma la terza gli è stata fatale. Berrer, esperto, non gli ha più dato chance per tornare in partita. Perdere non fa mai piacere, ma l'azzurro saluta Brescia con ottime sensazioni. Il ritorno in Italia, sotto la guida di Umberto Rianna e Eduardo Infantino a Tirrenia, lo ha rigenerato dopo la sfortunata parentesi spagnola. Nel 2015 andrà tenuto d'occhio.

 

La rivoluzione a 28 anni. Sono bastati alcuni aggiustamenti e un po' di tempo senza infortuni per regalare a Farrukh Dustov la sua gloria tennistica. Lo si chiamava “uzbeko d'Italia” perchè per anni ha vissuto e si è allenato a Bolzano, ma oggi è tornato nell'amato Uzbekistan e sta esprimendo il suo miglior tennis, perfetto per il suo fisico e le sue caratteristiche tecniche. Dopo la bella finale al challenger di Bratislava, uno dei più ricchi dell'anno, è nei quarti grazie al successo contro il sorprendente Andres Artunedo Martinavarro, 21enne spagnolo che vale molto di più della sua classifica (n. 628, viene da uno stop di sei mesi per un infortunio a un piede) e adora giocare sul veloce.

 

Perfetto al servizio e puntuale con i colpi di rimbalzo, il gigante di Tashkent (è alto 193 centimetri) ha ottenuto i quarti con un doppio 6-3. Grazie a questo risultato, migliorerà il suo best ranking, fissato al numero 127 ATP. E' il coronamento di una stagione super, in cui ha vinto il torneo casalingo di Samarcanda, e colto tre semifinali e altrettante semifinali a livello challenger. “Ho cambiato 2-3 cose nel mio gioco – racconta Dustov – e ho iniziato ad allenarmi in modo diverso. Adesso gioco di più con il dritto, scendo più spesso a rete e cambio ritmo con frequenza. In passato giocavo spesso sulla terra battuta perchè mi faceva male la schiena, mentre da un anno e mezzo gioco quasi esclusivamente sul duro. E ho finalmente trovato il mio vero tennis”.

 

L'Italia resta un punto di riferimento per Dustov, ma non è più casa sua. “Da tre anni sono tornato in Uzbekistan e mi alleno presso il centro tecnico nazionale di Tashkent insieme a Petr Lebed, che è il capitano di Coppa Davis. E' lui il mio coach e abbiamo deciso di giocare quasi soltanto sul cemento. Per questo ora vengo meno spesso in Europa e gioco soprattutto in America e in Asia”. Dustov è il numero 2 del suo paese, alle spalle di Denis Istomin. Insieme formano una discreta coppia di Davis.

 

Per questo c'è la curiosità di sapere se preferirebbe entrare tra i top-50 o portare l'Uzbekistan nei quarti di Coppa Davis. “Bella domanda! Ovviamente vorrei arrivare tra i top-50, ma non potrei nemmeno spiegare l'emozione di arrivare nei quarti di Davis. Sono molto legato alla mia terra. Se dovessimo entrare nel World Group avremmo fatto la storia, perchè non è mai successo in 22 anni di indipendenza. Siamo un paese piccolo, con giocatori del posto, non comprati altrove”.

 

L'allusione al vicino Kazakistan è chiara: normale per chi ha la bandierina dell'Uzbekistan disegnata sul borsone portaracchette. Ma il tennis uzbeko come si sta sviluppando? Ha gli stessi progetti faraonici del Kazakistan o è un po' indietro? “Islom Karimov, il nostro presidente della Repubblica, è un fanatico di tennis – continua Dustov – gioca quasi ogni giorno e si interessa a come vanno i giovani. Nel paese sono stati costruiti 7-8 circoli molto grandi, alcuni con 15-20 campi da tennis. Le strutture non mancano, abbiamo la possibilità di giocare sia all'aperto che al coperto. Noi vogliamo costruire giocatori uzbeki al 100%, non abbiamo mai pensato di acquistarne dall'estero, nemmeno negli altri sport”.

 

I risultati del vicino Kazakistan, che ha conquistato la gloria con tennisti stranieri, rendono particolarmente sensibile Dustov al fascino della Coppa Davis. “L'anno prossimo esordiremo contro la vincente di Corea del Sud-Thailandia per poi giocare i play-off per il World Group. Speriamo di arrivarci e giocarli in casa, perchè fino ad oggi ci è sempre capitato di andare in trasferta: quest'anno in Australia, una volta addirittura in Serbia. E' un momento importante della mia carriera: voglio fare belle cose, sia per me che per la mia carriera”.

 

Centra un posto nei quarti anche il russo Denis Matsukevitch, che in mattinata aveva approfittato delle bizze temperamentali di Yann Marti. Lo svizzero di origine argentina ha un gran talento, ma si fa prendere dal nervosismo e i frequenti scatti d'ira lo hanno condannato contro un giocatore più costante di lui.

 

Per la gioia del pubblico, avanza anche Dustin Brown. Il tedesco di origine giamaicana è il più amato del torneo: quando arriva lui, il pubblico raddoppia. Mostrando le sue consuete doti atletiche e di improvvisazione, ha vinto un match non facile contro Uladzimir Ignatik, ex numero 1 junior, non ancora entrato tra i top-100 ATP. Il bielorusso ha giocato una buona partita, ma Brown era particolarmente ispirato. E venerdì ci sarà la supersfida contro Viktor Troicki: i due si sono affrontati due mesi fa a Genova e vinse il serbo in due set.

 

 

TROFEO CITTA' DI BRESCIA (42.500€, Play-It)

Secondo Turno Singolare

Denis Matsukevitch (RUS) b. Yann Marti (SUI) 3-6 6-3 6-2
Farrukh Dustov (UZB) b. Andres Artunedo Martinavarro (SPA) 6-3 6-3
Dustin Brown (GER) b. Uladzimir Ignatik (BLR) 7-6 6-4
Michael Berrer (GER) b. Filippo Baldi (ITA) 6-4 6-3

 

Quarti di Finale Doppio

Olivier Charroin / Riccardo Ghedin (FRA-ITA) b. Sergei Bubka / Konstantin Kravchuk (UCR-RUS) 7-5 6-7(5) 10-7
Denys Molchanov / Illya Marchenko (UCR-UCR) b. Matteo Volante / Stefano Travaglia (ITA-ITA) 6-3 7-5
Dustin Brown / Wesley Koolhof (GER-NED) b. Frank Moser / Alexander Satschko (GER-GER) 7-6(1) 6-3

 

 

 

 

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