Marco Caldara
22 August 2017

Dall’Accademia fai da te alla Grande Mela

Claudio Rosatello non trovava una base all'altezza delle ambizioni della figlia Camilla, così ha comprato un terreno e nel 2013 l’ha costruita da zero a Lagnasco, nel cuneese. Quattro anni dopo, con un centinaio di posizioni scalate da inizio stagione e l’esordio in Fed Cup, eccola a New York per il suo primo Slam da professionista.
Nel 2013, il signor Claudio Rosatello si è trovato di fronte a un bivio. O impiegare il terreno appena comprato per realizzare un’ulteriore officina per la sua azienda, che opera nel settore delle macchine per la floricoltura, o dare forma a quell’idea ambiziosa balenata in testa già da tempo, quando faticava a trovare una struttura adatta per far allenare a dovere la figlia Camilla, al tempo fra le migliori under 18 del nostro tennis. È stato indeciso fino all’ultimo, col cuore che bussava su una spalla e il portafoglio sull’altra, ma alla fine al business ha preferito la carriera della figlia, buttandosi in un progetto imprenditoriale tutto nuovo. E oggi, da New York, può sorridere. Perché se a 22 anni Camilla Rosatello è pronta per fare allo Us Open il suo debutto nelle qualificazioni di un torneo del Grande Slam, il merito è anche di quella scelta un po’ folle di quattro anni fa, che nel piccolo comune cuneese di Lagnasco ha dato vita al TennisStadium, centro da tre campi in cemento e due in terra rossa, più palestra, pista d’atletica e sala per la fisioterapia, diventato la base ideale per una giocatrice in cerca di successo. “Se le cose andranno male mi rimarrà almeno un’officina”, scherzava al tempo papà Claudio, invece di mese in mese stanno andando sempre meglio. L’accademia funziona e il suo obiettivo principale sta prendendo colore, con una classifica che migliora e ha riportato la figlia nella Grande Mela, dove era transitata già nel 2012 per l’appuntamento under 18, durante una brillante carriera juniores chiusa col best ranking al numero 30 ITF. Tornarci per il torneo vero e proprio ha tutto un altro sapore, e anche se il main draw dista ancora tre partite l’aver conquistato un posto nelle “quali” è già un grande traguardo, che per la piemontese va a mettere la ciliegina sulla torta a un 2017 ricco di soddisfazioni, come l’esordio in Fed Cup, il debutto a livello WTA e la conquista del numero uno d’Italia in doppio, raggiunto un paio di settimane fa.
Camilla Rosatello in azione allo Us Open 2012, impegnata nel torneo juniores (Foto Tonelli / FIT)
“POTENZIALE DA PRIME 50 DEL MONDO”
Da numero 243 del mondo la strada verso le top-100 è ancora molto lunga e altrettanto tortuosa, ma mettere il naso nelle “quali” Slam è un primo passo importante, anche perché – visto che i dati dell’ITF collocano il “break-even” intorno alla posizione numero 250 – vuol dire aver raggiunto una classifica che permette di chiudere la stagione in attivo, solcando una differenza più importante di quanto possa sembrare. La piemontese ce l’ha fatta sotto la guida di Duccio Castellano e del giovane Enrico Gramaglia, scalando un centinaio di posizioni rispetto alla fine del 2016, e ha potuto accarezzare il traguardo newyorkese grazie ai punti della semifinale colta a fine luglio nell’ITF da 80.000 dollari di montepremi di Praga. “Quando l’ho scoperto – ha raccontato prima della partenza – è stata una grande emozione, perché era il mio obiettivo per questa stagione”. L’urna di Flushing Meadows poteva riservarle un trattamento migliore, visto che l’ha gettata in pasto alla bielorussa Aryna Sabalenka, settima testa di serie delle “quali”, ma se la meta è il tabellone principale prima poi vanno affrontate anche le più forti. Camilla lo farà con i famigliari seduti in tribuna, con l’obiettivo di vincere più partite possibile ma anche di testare sé stessa e il suo tennis, per capire cosa serve per continuare un percorso che ha la top-100 nel mirino. “Senza esagerare – ha confessato Castellano in un’intervista col portale Campioni.cn – dico che Camilla ha i mezzi per arrivare fra le prime 50 giocatrici del mondo. Ha un tennis sopra la media, serve bene, e se riusciamo a mantenere un giusto equilibrio mentale può arrivare in alto”. Lo Us Open sarà il primo test importante, per dar ragione al coach e mostrare i quattro punti cardine del progetto costruito su di lei: gioco, sacrificio, volontà e serenità. Per averli sempre sott’occhio, al TennisStadium li hanno fatti stampare sulle finestre.
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