QUEL VECCHIO INSEGNAMENTO DI DAVIN
Quasi in contemporanea alla morte di Cesar, è terminata la relazione don Jimena Baron (che però ha pubblicato un tweet di complimenti: riavvicinamento in vista?). Tali distacchi lo hanno convinto a rivolgersi a uno psicologo, Juan José Grande, che aveva già lavorato con Leonardo Mayer. I risultati sono evidenti e certificano quanto “la testa”, la parte mentale, sia decisiva per un tennista. E contro Federer è ancora più difficile non partire battuti in partenza. Tempo fa, Del Potro aveva trovato la chiave per affrontare Federer con efficacia. Ai tempi dei loro primi scontri diretti, capitava speso che prima di un match lo svizzero si avvicinasse all'argentino, mettendo in moto semplici dinamiche psicologiche. “Ogni volta che c'era uno scontro diretto, generalmente prima di partite importanti – raccontava l'ex coach Franco Davin, oggi al fianco di Fognini – Roger veniva nello spogliatoio quando c'erano poche persone. Parlava, giocava a carte con noi, faceva gruppo... all'inizio non ci feci molto caso, ma dopo ho notato che questa situazione rilassava Del Potro, gli toglieva la voglia di vincere a tutti i costi”. I due parlavano di orologi, del fatto che avevano lo stesso sponsor, della racchetta, dell'Argentina, della Svizzera o magari di calcio. “Era come parlare con un amico, ma dopo Juan Martin non entrava in campo con il coltello tra i denti”. Allora Davin e il suo ex preparatore atletico Martiniano Orazi lo hanno preso da parte, invitandolo a non parlare più con Federer, almeno prima delle partite. Fu il primo passo per togliere metaforicamente il poster di Federer dalla sua testa. D'altra parte, Federer era uno dei suoi punti di riferimento sin da ragazzino. Inoltre – sempre secondo Davin – lo svizzero faceva il furbetto nel palleggio di riscaldamento, tirando pochi colpi da fondocampo e presentandosi subito a giocare le volèe. “Non lo faceva contro avversari nettalmente inferiori, ma contro Juan sì”. Queste strategie non hanno mai intaccato la loro relazione: i due sono buoni amici, tanto che Federer fu tra i primi a sostenerlo ai tempi della prima operazione al polso (il destro). E fu Del Potro a fare da “cicerone” a Federer nella sua visita in Argentina, a fine 2013. La stima c'è ed è notevole, però non c'è più il timore reverenziale. Si è visto nella finale di Indian Wells.
ATP MASTERS 1000 INDIAN WELLS – Finale
Juan Martin Del Potro (ARG) b. Roger Federer (SUI) 6-4 6-7 7-6