L'IDENTIKIT DEL NUOVO VICE COACH
A parte stare vicino alla famiglia, ha svolto parecchia preparazione atletica tra la Serbia e Monte Carlo. “Ho passato molto tempo con gli amici e la famiglia, ho apprezzato le piccole cose – ha continuato Djokovic – quando mi svegliavo non correvo ad allenarmi, ma giocavo con i miei figli”. Il progetto è chiaro: vuole raggiungere una condizione accettabile in tempo per l'Australian Open, magari anticipandolo con un torneo di preparazione. Un altro obiettivo sul breve termine è l'assunzione di un nuovo coach, da affiancare ad Andre Agassi. Se è vero che il Kid di Las Vegas continuerà a seguirlo, i patti erano chiari sin dall'inizio: nessun impegno full-time. Ma un giocatore come lui, ovviamente, ha bisogno di qualcuno che lo segua con costanza. Djokovic ha ammesso di avere alcuni nomi in agenda. Niente nomi, però ha tracciato un identikit: “Non sono in cerca di un numero 1, ma di un ex giocatore che abbia avuto una buona carriera, ottenendo sempre il meglio da se stesso. Inoltre, i suoi valori devono essere in linea con i miei”. Avendo già scavallato i 30 anni, Djokovic è realistico. Non punta a raggiungere subito il top della forma: il picco dovrebbe arrivare a metà stagione. Certo, il rientro di Federer è stato folgorante, con l'immediato successo all'Australian Open. “Roger e Nadal sono unici, tra i migliori di sempre – ha concluso Nole – la loro presenza mi ha ispirato a diventare quello che sono. I loro esempi dimostrano che anche se hai un break, oppure vivi una stagione complicata, puoi certamente tornare al top”. È l'obiettivo di Djokovic: con 12 Slam in bacheca e un passato da dominatore, non potrebbe essere altrimenti. Al ritiro, e all'idea di organizzare una maxi-festa allo Stadio Marakanà di Belgrado, con i suoi tanti amici nel mondo dello sport, ci penserà più avanti. Tra qualche anno.