"HERBERT E GASQUET SI COMPLETANO MOLTO BENE"
Il carisma gli è rimasto, perché ha trovato modo di recuperare Jo Wilfried Tsonga: classifiche a parte, è legittimo considerarlo il miglior tennista francese. Non era facile, giacché Jo aveva detto ciao alla Davis, per i soliti motivi: “Voglio concentrarmi sull'attività individuale, eccetera, eccetera”. Se ci aggiungi la paternità, la frittata era fatta. Ma se contro Giappone e Gran Bretagna erano bastati il suo cocco Pouille, Gilles Simon, il fido Gasquet e persino Jeremy Chardy, per la semifinale lo ha ripescato. Questo è carisma. Oggi Tsonga è il numero 1 di una squadra senza veri leader, ma bella compatta. Anzi, un leader c'è. È proprio Yannick, che alla vigilia ha sorpreso tutti con una decisione impossibile da capire, almeno a occhio nudo. Fuori Nicolas Mahut, la parte sana del temibile doppio con Pierre Hugues Herbert, dentro Richard Gasquet, che con Herbert (la parte malata del doppio: la scorsa settimana hanno mollato il Masters perché aveva il mal di schiena) non ha mai giocato, nemmeno al torneo della parrocchia. Incredibile. Con il Belgio che ha recuperato in extremis il gigante De Loore, buon doppista, il confine tra genio e incompetente è molto labile. Vincere tre singolari sarebbe sufficiente, ma Noah si è attirato migliaia di occhiate perplesse. Davvero valeva la pena, nel momento più importante, separare la coppia più affidabile? “Ho aspettato fino all'ultimo momento – ha detto il condottiero francese – la scelta è arrivata mercoledì notte. Durante lo stage erano stati tutti molto bravi, ma dovevo scegliere la squadra migliore. Nel corso degli allenamenti ho notato alcuni segnali. Per me è stata una scelta ovvia, chiaramente mi assumo il rischio. Mi rendo conto che scegliere Herbert e Gasquet, vista da fuori, possa sorprendere. Però dovevo mettere da parte l'aspetto emotivo. Giovedì scorso Pierre Hugues era a letto con la lombalgia, ma ho potuto scegliere fino all'ultimo momento e in questi giorni mi ha dato indicazioni molto preziose. Richard è in piena forma, è solido e costante. Non giocare la semifinale lo ha stimolato, ed è in buone condizioni psicologiche. Non hanno mai giocato insieme? Secondo me si completano molto bene. Per me, sono il miglior doppio possibile. C'è sempre una prima volta: al mio esordio in Davis ho fatto coppia con Francois Jauffret e abbiamo vinto. Gli automatismi si trovano rapidamente sul campo. E poi, se ci sarà un problema con il singolare, Richard potrà giocare”.