Gli è bastato mettere piede al Challenger di Bastad, nella stessa città dove nel 2011 ha giocato e vinto quello che – si è scoperto qualche anno dopo – sarebbe rimasto l’ultimo torneo ATP della sua carriera, e Robin Soderling è diventato immediatamente l’attrazione principale del torneo. Per il tennis svedese, decaduto malamente dopo i miracoli degli anni d’oro con Borg, Edberg, Wilander e tanti altri campioni, le ultime ore hanno svelato una notizia molto importante:
l’ex numero 4 del mondo, ultimo giocatore del Paese in grado di ottenere risultati di alto livello, sta lavorando al fianco di Elias Ymer, il ventunenne sul quale la Svezia puntava tantissimo per la rinascita del movimento. Figlio di etiopi migrati al nord, e scovato da Magnus Norman da piccolissimo, è stato numero cinque del mondo da under 18 e fra i “pro” era partito forte, sotto la guida prima del team dello stesso Norman (
per un periodo anche dell’italiano Gianluca Marchiori) e poi dello spagnolo Galo Blanco. Il percorso iniziato sembrava dovesse portarlo molto in alto e anche abbastanza rapidamente, invece il suo bottino attuale parla di soli due titoli Challenger (entrambi in Italia, a Caltanissetta e Barletta) e di un best ranking al numero 118 del mondo.
Dopo averlo raggiunto Elias ha iniziato una preoccupante involuzione, tecnica e di risultati, entrando in una spirale negativa che l’ha portato indietro fino all’attuale numero 269 del ranking ATP. È comunque il numero uno di Svezia, il che la dice lunga sul valore medio del tennis nel Paese, ma nella classifica delle aspettative degli appassionati è stato superato addirittura dal fratello minore Mikael, di due anni più giovane, finalista nel 2015 a Wimbledon juniores.