Riccardo Bisti
06 August 2017

Julian Ocleppo, figlio d'arte all'italiana

Figlio di Gianni, Davisman e top-30 mondiale nel 1979, Julian Ocleppo è dotato di un ottimo talento tecnico. Ancora immaturo da un punto di vista mentale, resta una delle migliori promesse del tennis italiano. Si allena insieme a Matteo Donati con coach Massimo Puci e la strada sembra finalmente quella giusta. (Tratto da "Il Tennis Italiano")

Il tennis italiano non ha grandi esempi di figli d'arte, almeno fino a quando non crescerà Federico Fognini, figlio di Fabio e di Flavia Pennetta. Ma prima di lui potrebbe esserci Julian Ocleppo: papà Gianni è stato un ottimo giocatore negli anni 70 e 80, numero 30 del mondo e più forte italiano alle spalle dei Quattro Moschettieri Panatta, Barazzutti, Bertolucci e Zugarelli. Vent'anni ad agosto, numero 600 ATP, è tra i ragazzi su cui la FIT punta e investe in misura maggiore. Sul piano tecnico è molto forte, ma è ancora un po' immaturo. A Padova è stato squalificato, “ma il tennis è bello perché ti offre sempre una seconda chance”. Alla scoperta del ragazzo che ha fatto un percorso inverso rispetto a molti tennisti: nato a Monte Carlo, si è trasferito in provincia di Cuneo.

Sei figlio di un ex giocatore e di una ex modella. Ripensando alla tua infanzia, la prima immagine che ti viene in mente?
Sono sempre rimasto con la mia famiglia, non ho mai fatto niente di stravagante. Per un periodo ho vissuto a Monte Carlo con mia mamma e mio fratello, perché mio padre lavorava e viveva in Italia. Insieme a lui, ho mosso i primi passi sul campo da tennis. Ho vissuto un'infanzia tranquilla e non concentrata sul tennis, come molti potrebbero pensare. Mi sono dedicato a tante cose: karate, calcio per un po' di anni...

Attualmente dove vivi?
Mi sono trasferito in Piemonte con mio papà. Inizialmente a Canale, cittadina in provincia di Cuneo. Dopodiché ci siamo spostati ad Alba per ragioni di comodità. In questo momento risiedo ancora con lui e mio fratello.

Gianni Ocleppo è un personaggio vivace, simpatico, ama scherzare. Parlando di te, dice che sei un po' più riservato. Hai preso qualcosa da lui?
Credo di assomigliare di più a mia madre. In effetti abbiamo un carattere un po' diverso, sono più timido di lui. Abbiamo un normale rapporto tra padre e figlio: tra le cose che ci accomunano, il tennis è al primo posto.

Ti sei mai domandato come sarebbe stata la tua carriera se fossi nato in una famiglia diversa, magari con meno possibilità e un padre senza un passato da tennista?
Probabilmente non avrei giocato a tennis: fu lui a portarmi per la prima volta su un campo. Mia madre non ha seguito più di tanto questo aspetto. Onestamente non so cosa avrei fatto...non mi sono mai posto il problema.

Eri bravino anche a giocare a calcio, però alla fine hai scelto il tennis. Perché questa scelta? Non hai mai pensato che potesse essere rischioso seguire le orme tuo padre, con i paragoni che inevitabilmente arriveranno?
Accade già oggi. Sarà sempre così, è normale. Sono fiero della sua carriera e di come lo ricordano, però siamo persone diverse: io sarò contento allo stesso modo se dovessi diventare top-20, o magari fermarmi al numero 200. L'importante sarà dare il massimo. Ho scelto il tennis perché mi ero reso conto di avere più chance con la racchetta che con il pallone. Da ragazzino non ero tra i più forti della mia età, né in Italia, né in campo internazionale. Oggi non sento di aver raggiunto i miei coetanei, ma credo che le cose vadano meglio. Devo andare avanti così, sono contento degli ultimi risultati. Ho bisogno di trovare la giusta continuità, sia dentro che fuori dal campo.

Secondo tuo padre sei ancora un po' immaturo. Dice che sotto certi aspetti ti comporti ancora come un quindicenne. E' vero? Il tuo salto di qualità passerà da una crescita di tipo mentale?
Ha ragione. In campo me la cavo, specie sul piano tecnico. Tatticamente sono un po' disordinato, cerco ancora di eccedere, ma il mio limite principale è la parte mentale. Sono ancora un po' immaturo e so di esserlo. Sto cercando di migliorare: per me è difficilissimo, me ne rendo conto, ma ognuno è diverso. Dobbiamo cercare di minimizzare i nostri difetti.

Hai riconosciuto di aver commesso qualche errore. Il primo che ti viene in mente?
Non ci sono episodi specifici, ma beato chi non rimpiange il passato: potessi tornare indietro, cercherei di fare le cose un po' meglio e cambiare qualche particolare della mia vita.

Come mai hai scelto di allenarti a Bra?
Conoscevo l'ambiente e Massimo Puci già da tempo. Già prima che arrivasse Matteo Donati mi appoggiavo alla struttura, diciamo 3-4 volte a settimana, insieme a Massimo e a Matteo Gualdi. L'ambiente è buono, poi c'è la possibilità di tornare a casa ogni giorno. Ci sono campi in tutte le superfici: cemento, sintetico, terra battuta, una pista d'atletica coperta di 80 metri...è una buonissima struttura. E poi è a due passi da casa: un innegabile vantaggio logistico.

Il pregio principale di Massimo Puci?
E' una persona positiva, cerca di motivare tutti i ragazzi del team. Penso che sia un ottimo allenatore e lo ha già dimostrato portando Andrey Golubev al numero 33. Sta facendo buone cose anche con Donati: ora non sta giocando benissimo, ma spero che possa ritrovare il livello raggiunto un paio d'anni fa.

Hai lavorato per più di un anno a Tirrenia: come ti sei trovato al Centro FIT?
Scelsi Tirrenia perché in quel momento non avevo grandi soluzioni. E' tutto organizzato, comodo e ci si può allenare con una certa facilità. C'è tutto quello che serve per un tennista: tennis, palestra, fisioterapia...molto buono. Bisogna saperlo sfruttare bene. Mi sono allenato con Tomas Tenconi per più di un anno: è una persona intelligente e molto preparata. Il problema è che esistono dei gruppi: quando sono passato da under 18 a over 18 ho iniziato ad allenarmi con Gabrio Castrichella, insieme ad Andrea Pellegrino. Ogni tanto si aggregava Enrico Dalla Valle. Da parte sua, Tenconi è rimasto con gli under 18. Anche Castrichella è molto bravo, ma non si è creato lo stesso rapporto che avevo costruito con Tomas. C'è stata qualche complicazione, allora ho deciso di cambiare strada.

Quest'anno la FIT sta puntando molto su di te, con il prestito d'onore e qualche wild card. Vivi tutto questo come una cosa positiva, o avverti anche un po' di pressione?
Ho avuto una wild card al Challenger di Mestre, due a Santa Margherita di Pula e una al Futures di Padova, senza dimenticare la chance di giocare le pre-qualificazioni agli Internazionali di Roma. Posso solo ringraziarli. Ho giocato molto bene a Mestre: le condizioni erano ideali e ho perso nei quarti. Dopo la sconfitta sono partito subito per Vicenza, e il giorno dopo ho trovato un avversario in palla: non ero neanche al 50%. Non ce la facevo perché ero mentalmente distrutto. Per me è complicato fare un torneo molto bene e ripartire da zero subito dopo, magari nelle qualificazioni. E' una transizione che trovo piuttosto dura. Mi ci dovrò abituare. Più in generale, mi è capitato molte volte di avere buone opportunità e non sfruttarle. Credo che capiterà ancora, quindi devo cercare di migliorare.

Cosa è successo a Padova, dove sei stato squalificato durante il match contro Matteo Viola?
Ho perso il servizio sul 4-5, peraltro in un game dove lui aveva giocato molto bene. Mi sono sfogato rompendo la racchetta, ed è arrivato il primo warning. Sono andato 0-3 nel secondo, poi sull'1-3 mi sono trovato 0-40 sul suo servizio. Sul 30-40 ho sbagliato un dritto abbastanza facile e dal pubblico sono arrivati incitamenti un po' eccessivi, vista la situazione. A quel punto mi è scappata qualche parola, ma non era rivolta a nessuno in particolare. Ok, le ho dette un po' ad alta voce, ma non mi sono rivolto verso gli spettatori. Lì è arrivato un penalty point e mi sono di nuovo lamentato, però non in modo plateale. Stavo andando verso il mio angolo, mi è scappata qualche altra parola di troppo. L'arbitro ha chiamato il supervisor, il quale ha stabilito che la partita era finita. Non ho protestato più di tanto perché quando arriva una decisione del genere non c'è chance di cambiarla. Secondo me è stata una punizione eccessiva.

Lasciando perdere Alexander Zverev, quanto pensi che il tuo livello sia distante dai ragazzi della Next Gen?
I top-100 lasciamoli stare. Sono troppo lontani, almeno per adesso. Gli altri...come livello di gioco non credo di essere così lontano. Ma loro sono bravi a mantenere continuità, concentrazione e livello di gioco per un match o un torneo intero. Sono più regolari di me. Sul piano tecnico non mi sento lontano: in fondo il tennis è semplice, ma il contorno lo rende molto complicato. Non mi sento lontano, ma se loro sono tra i top-100 un motivo ci sarà. Se dovessi scendere in campo con Tsitsipas o Bublik, penso di potermela giocare. Ma magari mi fanno il break nel momento opportuno, perché sono più abituati di me a restare a certi livelli.

Ti stimola l'idea di giocare le pre-quali italiane per le Next Gen Finals? Può essere un obiettivo arrivare a questo torneo, magari con la prospettiva di giocare le Finals?
Sarebbe una grandissima esperienza e spero di qualificarmi. Non ci penso più di tanto, perché avrei comunque un'ultima possibilità l'anno prossimo. Mi impegnerò al massimo per qualificarmi. E' uno dei miei obiettivi stagionali e spero di raggiungerlo. Se mi dovessi qualificare sarebbe fantastico, anche solo nel torneo italiano. Sono curioso anche di testare le nuove regole.

Qual'è la cosa che ti piace di più e quella che ti piace di meno nel fare il tennista?
Mi piace che ci siano tornei ogni settimana. Se non sei un fenomeno tipo Federer o Nadal, ogni settimana perdi. Però hai subito una seconda possibilità per riscattarti. La stagione è lunga, fai sempre in tempo a riscattarti. Mi piace molto viaggiare, fare esperienze sia individuali che di gruppo. Ad esempio, ricordo con piacere una trasferta in Sudamerica. Lati negativi? Devi sopportare la lontananza dalla famiglia, perché non sempre c'è la possibilità di viaggiare insieme. Mio padre mi sta vicino, però sarebbe bello averlo più spesso in giro con me. Avere la presenza reale sarebbe meglio.

Hai conosciuto il signor Tommy Hilfiger. Che tipo è?
Una decina d'anni fa si è sposato con mia madre. E' una persona fantastica: tratta come figli sia me che mio fratello, fa il massimo per aiutare gli altri ed è un tipo molto simpatico. Sta sulle sue, non è un “agitatore” come la gente potrebbe pensare. Un tipo tranquillo, un lavoratore, molto umile.

Senti spesso tua madre? Dopo la tua prima vittoria Challenger ti ha subito fatto i complimenti su Instagram...
Ovviamente ho un rapporto più stretto con mio padre, perché ci vivo insieme. Con lei ho contatti più sporadici, però ci sentiamo almeno una volta a settimana. Abbiamo un rapporto un po' diverso perché viviamo distanti. Lei sta in America, adesso ho un fratellastro e hanno la loro vita negli Stati Uniti.

Quale sarà il tuo ranking ATP tra dodici mesi?
Spero di essere tra i primi 300-350. Diciamo che mi piacerebbe dimezzare la classifica attuale!

© RIPRODUZIONE RISERVATA