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Riccardo Bisti
10 September 2017

La nuova pantera del tennis si chiama Sloane Stephens

Finale a senso unico nel torneo femminile: i piani di Madison Keys si sgretolano dopo pochi game e Sloane Stephens impiega un'ora per firmare un netto 6-3 6-0. Un anno di stop l'ha rimessa in sesto fisicamente, ma soprattutto ha consegnato una persona nuova, incredibilmente matura per i suoi 24 anni. Un mese fa era fuori dalle prime 900, adesso piomberà tra le top-20 WTA.

Us Open 2017
Singolare maschile - Singolare femminile

Per fortuna c'è stato l'abbraccio finale. Lungo, intenso, bellissimo. Si può raccontare questo, nel descrivere la finale dello Us Open al femminile. Una non-finale, un monologo che ha regalato a Sloane Stephens un titolo che ne cambierà status e percezione da parte di media, pubblico e avversarie. Un paio di mesi fa era fuori dalle prime 900 WTA e, dopo la sconfitta al primo turno di Washington, disse che prima o poi avrebbe vinto una partita. È finita che l'abbiamo vista in semifinale a Toronto, in semifinale a Cincinnati...e adesso con il trofeo più prezioso tra le mani. Contro Madison Keys c'è stato equilibrio per una ventina di minuti, ma da lì in poi è stato un dramma (per la Keys) e un dolce planare verso il successo (per la Stephens). È finita 6-3 6-0 in poco più di un'ora e c'è poco da raccontare, se non la confusione tattica della Keys, che si è rapidamente trasformata in frustrazione. In 15 game ha commesso la bellezza di 30 errori. Significa che ogni game partiva da 0-30. Un vantaggio troppo prezioso per una Stephens che ha interpretato meglio le complessità mentali di una partita inedita per entrambe. Qualcuno pensava, bookmakers compresi, che vincesse la Keys per quello che aveva mostrato nelle ultime due partite. La potenza dei suoi colpi aveva cancellato Kanepi e Vandeweghe, ma la fatica con cui si era imposta sulla Svitolina era un campanello d'allarme: se difendi bene, Madison può andare in crisi.

LA TRANQUILLITA' DI SLOANE
La Stephens ha giocato una partita perfetta sul piano tattico. Scrutando la sua faccia da giocatrice di poker, non avresti mai pensato che si trattava di una finale Slam. Ha giocato con impressionante tranquillità, aiutata dal disordine della Keys, incapace di trovare un piano alternativo rispetto a quello studiato a tavolino: picchiare sempre più forte, nel tentativo di sfondare. Sono bastati pochi scambi per capire che non avrebbe funzionato. La Stephens si muoveva come una pantera ed era precisa e sicura nei passanti. Il break al quinto gioco indirizzava la partita, ma pochi pensavano che sarebbe già stato l'allungo decisivo. Sul 6-3 4-0, la Keys era già sull'orlo delle lacrime. Le ha versate tutte nell'abbraccio finale, mantenendo un atteggiamento più che dignitoso nel post-partita e nella premiazione, dove ha persino trovato la forza di sorridere. “Penso che adesso dovrei ritirarmi – ha detto la Stephens durante la premiazione – ho detto a Maddie che non sarò mai in grado di fare qualcosa di meglio rispetto a quello che ho fatto in questo mese”. La Stephens è la seconda giocatrice non compresa tra le teste di serie a vincere i Campionati degli Stati Uniti da quando, nel 1968, sono diventati Open. “Mi sono operata al piede il 23 gennaio. Se mi avessero detto che quest'anno avrei vinto lo Us Open, avrei detto che non sarebbe mai stato possibile”. Invece ha vinto 15 delle ultime 17 partite, mostrando tutte le qualità che negli anni scorsi l'avevano resa una top-player, una delle possibili eredi delle Williams, se non altro per il colore della pelle. E quando battè Serena all'Australian Open 2013, molti pensavano a un possibile passaggio di consegne. Non è andata proprio così, ma adesso può iniziare una nuova epoca.

UNA PERSONA TUTTA NUOVA
Un'epoca che è scattata con una chiacchierata all'angolo della Keys, dove la Stephens si è recata mentre allestivano il campo per la premiazione, non prima di aver abbracciato coach Kamau Murray e mamma Sybil. “Sloane è una delle mie persone preferite, è speciale giocare contro di lei – ha detto la Keys – sono delusa perché non ho espresso il mio miglior tennis, ma se c'era qualcuno con cui dovevo perdere, sono contenta che sia stata proprio lei”. La Keys dovrà imparare un po' di cose da questa partita: è bastato che le cose non andassero più nel modo giusto per disunirsi completamente. Cercava disperatamente lo sguardo di Lindsy Davenport, come se nei suoi occhi ci fosse la giusta ispirazione. Nel secondo set ci sono stati alcuni scambi spettacolari, non sono mancate le chance per rendere il punteggio meno severo, ma va detto che la Stephens è stata glaciale, quasi surreale, nel padroneggiare la situazione. Dopo il matchpoint non ha esultato più di tanto: giusto qualche attimo di incredulità per realizzare quello che era successo, poi ha evitato di esagerare con le manifestazioni di gioia. Anzi, è sembrata una veterana. Ci sarà tempo per digerire questo successo e inquadrare la propria carriera in una nuova dimensione, (ri)conquistata a tempo di record dopo che soltanto qualche mese fa realizzava interviste per conto di Tennis Channel. C'è stata tanta sobrietà, nella cerimonia cui ha preso parte anche Katrina Adams, presidentessa USTA. Soltanto il maxi-assegno da 3 milioni e 700 mila dollari ha generato una qualche reazione nella Stephens, ma è finito tutto lì. Il grave infortunio dell'anno scorso (frattura da stress al piede) l'ha cambiata davvero, nel profondo. Qualche giorno fa aveva detto che adesso è in grado di apprezzare quello che fa. Le piace davvero. Il segreto di questo successo, in fondo, è tutto qui.

US OPEN 2017 – Finale Donne
Sloane Stephens (USA) b. Madison Keys (USA) 6-3 6-0

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