Masha: “Voglio che valga la pena tifare per me”

Con una lunga riflessione sul "The Players Tribune", Maria Sharapova racconta le sue sensazioni post-rientro: la necessità di tornare nell'ignoto, il rapporto con le colleghe e – soprattutto – con i tifosi. I 15 mesi di assenza le hanno fatto capire quando le mancasse la vita nel tour. “Se ami davvero il tennis, lui ricambierà”.

Nonostante abbia già giocato tre tornei, non c'è ancora la percezione che Maria Sharapova sia tornata a pieno titolo nel tour. Lo scorso 15 maggio ha vissuto una giornata da incubo: si è infortunata durante il match contro Mirjana Lucic, al Foro Italico, poche ore dopo aver appreso che il Roland Garros non le avrebbe concesso una wild card. Uno strappo del terzo grado all'anca sinistra l'ha costretta a due ulteriori mesi di vacanza, dopo che il consumo di Meldonium le era costato una squalifica di 15 mesi. Il suo esordio a Stanford, dunque, è particolarmente atteso. Soltanto il campo ci dirà se e quanto Maria Sharapova potrà essere competitiva, magari per tornare laddove si era arrampicata qualche anno fa. A poche ore dall'esordio sul cemento californiano, è stato pubblicato un articolo a sua firma sul noto sito The Players Tribune, la cui peculiarità è ospitare i soli interventi di atleti famosi. Una lunga riflessione, scritta con notevole padronanza linguistica, al punto da non essere certi che l'abbia scritta di suo pugno, o senza ritocchi altrui. D'altra parte, “Open” di Andre Agassi non sarebbe stato così bello senza il contributo di J.R. Moehringer. La citazione non è casuale, poiché il prossimo 12 settembre uscirà l'autobiografia della Sharapova, intitolata “Unstoppable”. Detto che un'autobiografia quando si è ancora in attività non ci sembra una grande idea, è possibile che questo pezzo abbia il compito di incuriosire, o magari ingolosire, in vista del libro. In oltre 300 righe di riflessioni, la Sharapova non ha detto granché. O meglio, non ha fatto chissà quali rivelazioni, se non un tentativo di mostrare alcuni aspetti della sua interiorità che fino a un anno e mezzo fa aveva conservato gelosamente. “Into the Unknown”, dunque, merita una lettura anche senza essere fan accaniti della Sharapova.

IL RIENTRO A STOCCARDA
Prima del match d'esordio contro Roberta Vinci, tutti le chiedevano cosa avrebbe provato. “E' una domanda semplice, ma allo stesso tempo senza risposta” riflette Maria. Non sapeva cosa sarebbe successo, una volta messo piede alla Porsche Arena. Alla fine ha capito che qualsiasi tipo di preparazione sarebbe stato inutile. Doveva soltanto uscire dall'ignoto e viverla. “Nella mia carriera ho avuto un rapporto complicato con l'incertezza. Se nel 2008, con l'operazione alla spalla, ero convinta di tornare forte, stavolta non ne ero così certa. Avevo bisogno di tornare, sia sul piano fisico che su quello mentale”. La sera precedente, ha parlato con sua madre. La signora Yelena la accompagna spesso, ma di solito non segue i match della figlia. “Avrà visto tre match in dieci anni – scrive Masha – parlavamo normalmente, poi a un certo punto le ho chiesto se le sarebbe piaciuto venire. Mi ha detto di sì. In questo modo sarebbe stata una partita diversa, ma alle mie condizioni. Quella sera ho dormito bene, come non mi capitava da anni”.

I RAPPORTI CON LE COLLEGHE
La Sharapova non ha mai avuto bisogno dell'approvazione altrui. A suo dire, dopo ogni match, le giocatrici hanno tutte la stessa routine. Dopo la doccia, mettono mano al telefonino e accedono a Twitter in cerca di menzioni “Siamo diventati una macchina di opinione e di convalida. Magari è meraviglioso, ma non è il mio mondo. Mi piace l'attenzione, ho lavorato per arrivare dove sono, ma un conto è l'attenzione e un altro l'approvazione. Non ho certo bisogno di sapere cosa pensa la gente di me”. La Sharapova sa cosa è stato detto su di lei, anche dalle colleghe, ma dice di aver sempre mantenuto un atteggiamento generoso verso i critici. “Non ho mai risposto, limitandomi a comportarmi con grazia, come ho imparato da mia madre. Sarebbe molto più facile fare il contrario: a me piace molto la boxe, e in conferenza stampa potrei danzare attorno all'avversaria e poi sferrare un paio di jab per metterla KO. Ma non mi interessa. La mia lotta è dentro il campo da tennis, non fuori”.

IL NUOVO RAPPORTO CON I FANS
E' la grande novità della Sharapova post-squalifica. “Non è mai stato naturale aprirmi a loro. Non è che non li apprezzi, anzi, so quanto siano importanti. Ma esiste conoscenza e conoscenza. Quando sono rientrata, ho iniziato a capire cosa significano per me. soprattutto a livello umano. Una delle cose che apprezzo di più è la fedeltà. Le persone che sono state più leali con me negli ultimi due anni sono stati proprio i fans. Ci sono stati in ogni momento, non lo dimenticherò mai”. A causa della squalifica in scadenza a metà settimana, Masha ha messo piede alla Porsche Arena soltanto il giorno della partita. Al mattino, il suo allenamento è stato seguito da decine di troupe e giornalisti. Prima del match, ha effettuato il preriscaldamento su un campo secondario: quando è arrivata, ha trovato un gruppo di ragazze che era lì per lei, con tanto di bandiere russe e striscioni con scritto “WELCOME BACK MARIA”. “Di solito non mi distraggo mai durante un allenamento, ma quella volta ho perso un po' di concentrazione. Quelle ragazze avevano scelto me tra tante giocatrici e continuavano a seguirmi. Inoltre avevano dedicato del tempo per preparare tutto quello che mostravano. Per la prima volta, sono stata cosciente di questi segni. Colpivo la palla, ma immaginavo queste ragazze con la colla e i pennarelli, pensando alla frase che sarebbe stato giusto scrivere. Per me è stato tutto travolgente”. Questa esperienza ha stabilito una scala di priorità nelle esigenze della Sharapova: “Vorrei dare qualcosa in cambio. La cosa che vorrei di più in questa fase della mia carriera è diventare un giocatrice per cui vale la pena fare il tifo. Lo voglio fare per questo gruppo di persone, così leali nei miei confronti”.

L'AMORE PER IL TENNIS
​Romanzando un po', la Sharapova ha cercato di esprimere le emozioni provate martedì 15 maggio. A suo dire, è stato il giorno in cui ha provato la senso più profondo della felicità. Aveva passato il primo turno, stava ritrovando la condizione ed era in attesa della decisione del Roland Garros in merito alla sua wild card. “Ho sicuramente sbagliato a giocare tre tornei di fila, ma ero davvero entusiasta: è come quando stai in piedi tutta la notte perché ti piace quello che stai facendo e vorresti che la notte non finisse mai”. Quella mattina si è svegliata più tardi del solito, ha fatto colazione e si è goduta la vista del Vaticano, del Colosseo, delle meraviglie di Roma. “Era così bello che potevi quasi toccarlo”. Una situazione normale si è tramutata in qualcosa di speciale. “Era come se non facessi questo lavoro da 15 anni, mi è parso di rivivere di nuovo. Ero stupefatta di essere in un hotel, orgogliosa di poter giocare il secondo turno”. Poi è successo che il Roland Garros l'ha rifiutata e lei si è infortunata. “Ero fuori da Roma e da Parigi. Non lo sapevo ancora, ma ero fuori anche da Wimbledon. L'unica cosa di cui ero consapevole era uno strappo del terzo grado all'anca”. All'inizio c'è stata male, ma poi – parole sue – ha provato la bella sensazione di aver riscoperto l'incertezza. “Mi sono resa conto di quanto desiderassi ancora il tennis. E' uno sport che ti esaurisce e abbatte, ma se riesci a resistere sa ricompensarti. Se lo ami abbastanza, anche lui ti amerà. In questi due anni, la mia passione non è mai venuta meno. Anzi, è aumentata. Adesso giocherò a Stanford e Toronto, dove darò tutto. Vincerò e perderò, avrò fans e critici. Ma quando si tratta di tennis, c'è solo una cosa di cui sono certa. Mi è mancato”.

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