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Redazione
11 June 2017

"Roland Garros perfetto: ma sono tutti speciali"

Rafael Nadal spiega che tutti i dieci titoli a Parigi sono stati speciali, qualcuno più e qualcuno meno. Ma "la decima" rientra sicuramente nei più emotivi, per il dominio, la cerimonia, e tanto altro. "Se nel 2005 mi avessero parlato del 2017, mi sarei immaginato a Maiorca, in barca, a pescare". Invece...
Chi si aspettava un Nadal particolarmente emozionato per il suo decimo Roland Garros, o ancor di più per essere tornato a vincere a Parigi dopo tre anni di astinenza, rimarrà deluso. Per i suoi tifosi questo titolo è forse il più speciale di tutti, come lo è stato l'ultimo Australian Open per i fans di Roger Federer, mentre "Rafa" davanti ai giornalisti ha preferito non sbilancarsi. Segno che probabilmente le classifiche le farà a fine carriera, quando magari all'elenco dei titoli Slam ne avrà aggiunto ancora qualcuno. Di seguito le dichiarazioni più interessanti della sua conferenza stampa post-vittoria.


“In questo torneo ho giocato un gran tennis fin dall’inizio. Per me è stato un Roland Garros perfetto, ma non credo che il motivo sia il fatto che stia giocando un tennis più aggressivo. Quello è una conseguenza: quando giochi bene, hai più possibilità di essere aggressivo. Non ho perso un set nel corso del torneo, e non ne è mai arrivato nemmeno uno a 5-5. Credo che il momento in cui sono stato più vicino a perderne uno sia stato contro Paire, che nel secondo era avanti per 3-1. Il fatto che i miei incontri siano durati poco è dato dal punteggio, non dalla mia aggressività”.

“Il supporto di Moya è stato molto importante per me. Abbiamo lavorato alla grande e lo spirito del team è stato molto positivo fin dall’inizio. C’è un’ottima combinazione fra tutti noi, si lavora in una grande atmosfera e questo sicuramente ci dà una mano. Sono molto felice per me e anche per loro, così come di aver avuto Toni sul campo con me, oggi. È stata una bella sensazione e un momento unico. Ci tengo perciò a ringraziare gli organizzatori per quello che hanno fatto per me, durante la cerimonia di premiazione ma anche nel corso di tutti questi anni”.

Quando ho pensato che avrei vinto? Quando sono salito 5-1 al terzo. Ma prima di quel momento sono stato molto concentrato sul gioco, senza pensare al titolo o al trofeo, ma solo al punto successivo. Ci sono state un paio di occasioni in passato in cui sono arrivato vicino al successo ma non ce l’ho fatta, come nel 2012 in Australia e di nuovo quest’anno. So che Wawrinka è un avversario molto pericoloso, quindi il mio unico pensiero era quello di non dargli la chance di rientrare nel match, perché quando inizia a colpire forte da fondocampo è capace di colpi incredibili”.

“All’inizio ero un po’ nervoso, ci sono stati dei brutti game, e probabilmente anche Stan era nervoso. Ho vinto un game molto importante all’inizio (salvando l’unica palla-break concessa, ndr), e a volte questi momenti possono bastare per cambiare una partita. Quando ho tenuto quel turno di servizio ho iniziato a giocare meglio, riducendo gli errori. Mi sono sentito meglio, il mio servizio ha iniziato a funzionare. Ho giocato molto bene per due settimane, non potevo giocare male proprio oggi. Mi sono detto di giocare un tennis semplice, ho iniziato a sentire meglio la palla e mi sono rilassato”.

“Se è stato il mio miglior Roland Garros? Non lo so. Non posso dire di sì, come non posso dire di no. Sicuramente ho giocato a un livello molto alto, ma mi era già capitato sia nel 2008 sia nel 2010 di vincere il titolo senza perdere un set. Probabilmente giocavo bene anche quegli anni (ride). Credo che dall’inizio della stagione il mio tennis sia a un livello alto, ma nella mia carriera ho avuto un sacco di ottime stagioni. Questa è stata speciale fin dall’inizio, ma non mi piace fare paragoni. Sono felice di come è andata, mi sto godendo ogni settimana e spero di continuare così. Andrò avanti a lavorare per regalarmi altre settimane così”.

“Il numero uno del mondo? Sto giocando bene, sono in una buona posizione e ho appena vinto quello che per me è il torneo più importante della stagione. Per me, oggi, era l’unica cosa che contava. Poi, vincendo questi tornei, ci si mette nella condizione per puntare molto in alto. Se riuscirò a continuare a questo livello, perché no?”

“Credo che avere dei dubbi su sé stessi sia positivo, perché aiuta a lavorare con più intensità, con più umiltà, e ad accettare di doversi impegnare al massimo per migliorare la situazione. Io ho dubbi ogni giorno, durante ogni stagione. E ne avrò presto degli altri nelle prossime settimane. Nel tennis ogni torneo è una storia nuova, ed è la parte bella di questo sport. Se uno non ha dubbi, probabilmente è troppo arrogante. Credo che i dubbi, e il fatto che io non mi consideri il più forte, siano fra le ragioni di tutti i successi che ho ottenuto nella mia carriera”.

“Fra i miei dieci titoli a Parigi ce ne sono alcuni più speciali di altri, ma tutti sono stati qualcosa di unico, e me li sono goduti tutti. Sicuramente questo è uno dei più speciali, perché è il decimo, per la cerimonia e perché ora ho 31 anni, non sono più un ragazzino. E poi per i vari problemi fisici che ho avuto negli anni scorsi. Diciamo che questo è un Roland Garros molto importante”.

“Sulla carta, se uno osserva solo i punteggi, sembra che il mio sia stato un torneo facile. Ma non lo è. Per prima cosa è l’appuntamento a cui tengo di più, e di conseguenza quando arrivo qui sono sempre molto nervoso, e so che per me le cose saranno difficili. E anno dopo anno diventa sempre più difficile, perché io divento più vecchio. Lo scorso anno le cose non hanno funzionato: non sono stato capace di sfruttare la mia possibilità. Quest’anno invece ci sono riuscito: è stato possibile grazie al fisico, e al fatto che sia stato forte mentalmente. Il Roland Garros, per me, vuol dire due settimane di pressione, che finisce solamente alzando il trofeo. L’adrenalina scende e lascia spazio a tutte le emozioni”.

Nel 2005, avrei pensato che nel 2017 sarei stato a Maiorca, in barca, a pescare. Non ho mai pensato che avrei avuto una carriera così lunga e con così tanti successi. Penso che solo le persone molto organizzare sappiano esattamente cosa le attenda negli anni a venire. Io invece prendo le cose come arrivano. Al momento voglio solo continuare a giocare fino a quando questo mi renderà felice. Se un giorno dovessi alzarmi al mattino e non essere motivato per andare ad allenarmi, oppure il mio corpo non dovesse più permettermelo, magari quel giorno metterò fine alla mia carriera. Questa cosa non mi spaventa. Sono una persona felice, felice di ciò che faccio. Se dovesse succedere, lo accetterei e sposterei la mia attenzione al futuro. Ma per ora sono molto motivato e sono felice di allenarmi”.

“Ora arrivano i tornei sull’erba. L’erba mi piace, mi è dispiaciuto saltare Wimbledon nel 2016. Spero che le mie ginocchia si comportino bene e mi permettano di avere la preparazione che desidero in vista di un torneo così. Se questo succederà, perché non provare a vincere il titolo? So per esperienza che con dei dolori alle ginocchia questo è impossibile, perché per giocare bene sull’erba ho bisogno di un sacco di energia. Ma mi sento bene, fisicamente è tutto ok, e se la preparazione andrà bene penso che avrò le mie chance per far bene. L’erba non è la mia specialità, ma a Wimbledon ho giocato cinque finali. E la grande stagione sulla terra battuta mi motiva ancora di più”.
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