UN FOGNINI CHE PIACE
La bella giornata azzurra è stata completata da Fabio Fognini. Al di là della classifica, non partiva favorito contro Alexandr Dolgopolov. Vuoi perché ci aveva perso 5 volte su 6 (l'unico successo risaliva al Challenger di San Remo di 11 anni fa), vuoi perché l'ucraino era al quinto match stagionale, mentre Fabio era all'esordio assoluto. Lo ha patito nel primo set, poi però ha mostrato una prestazione incoraggiante, fino a sigillare il 3-6 6-3 6-4 finale. Nell'anno dei 31, non ci aspettiamo chissà quale cambiamento nella condotta di Fabio, ma il 2018 si presenta con almeno due buone premesse: in primis, l'assenza di grosse aspettative. Fabio ha effettuato la preparazione invernale in santa pace, senza problemi fisici né attese particolari. E ha lavorato molto bene. In secundis, il 2018 può essere l'anno del raccolto dopo la semina del 2017 insieme a coach Franco Davin. L'argentino è con lui a Sydney e lo scorso anno ha effettuato un piccolo capolavoro nel restituire forma e motivazioni a Fabio, che si era un po' distratto per le faccende extra-tennistiche (matrimonio, figlio...). Il primo match ha lasciato sensazioni positive. Fognini è tecnicamente a posto e atleticamente tirato a lucido. Dolgopolov poteva innervosirlo, ma lui ha giocato con estrema attenzione fino all'ultimo punto. In particolare, è stato molto bravo nel terzo set: preso un break di vantaggio in avvio, non ha più corso rischi e anzi è stato impeccabile nell'ultimo game: sotto 0-15, ha infilato quattro punti consecutivi, conquistandone un paio a rete. Notevole, davvero, la volèe di dritto in allungo che lo ha portato sul 40-15. Con Fognini bisogna sussurrare e mai urlare, ma se va avanti così potrebbe davvero farci divertire, magari già a partire dall'Australian Open. Nei quarti sfiderà Adrian Mannarino, contro cui è sotto 2-1 nei precedenti (2-0 sul cemento). Ma con Dolgopolov era messo anche peggio...