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Marco Caldara
01 December 2017

Mamma Vika resta sola: il futuro è un mistero

Nel giro di una settimana Victoria Azarenka perde sia coach Michael Joyce sia il preparatore atletico Ashcon Rezazadeh. Impegnata nella battaglia legale per la custodia del figlio, non può dare garanzie sul proprio futuro. La sua partecipazione al WTA di Auckland, annunciata una decina di giorni fa, sembra in forte dubbio.
Sportivamente parlando, le ultime stagioni di Victoria Azarenka sono state una vera maledizione. Prima un infortunio dopo l’altro, poi il ritorno ad alti livelli nel 2016 (con la doppietta Indian Wells-Miami) stoppato dalla maternità, quindi un rientro frenato dalla battaglia legale per la custodia del figlio Leo, che le ha impedito di giocare da Wimbledon in poi, obbligandola anche a rinunciare alla finale di Fed Cup. Activity alla mano, fra 2015 e 2016 la bielorussa è riuscita a giocare solamente dieci tornei, sufficienti per far vedere che non ha perso lo smalto dei tempi migliori, ma troppo pochi per poterla considerare una delle candidate per i titoli più importanti. Si era presentata per la stagione sull’erba al motto di “il meglio deve ancora venire”, ma dopo aver raggiunto la seconda settimana a Wimbledon è cambiato tutto. Il rapporto con l’ormai ex fidanzato Billy McKeague si è rotto, facendo nascere un’intensa battaglia legale per la custodia del figlio, che compirà un anno il prossimo 20 dicembre. Il motivo del contendere è facile: lei non ha alcuna intenzione di separare il bambino dalla propria carriera, e vorrebbe portarlo sempre con sé, ma il padre ha avuto una prima sentenza a suo favore, che per il momento impedisce a “Vika” di portare il figlio fuori dalla California. Ne è derivato che pur di star vicino al piccolo Leo la Azarenka ha rinunciato a tutta la seconda parte del 2017, ed è ancora in attesa di capire il proprio destino. Per il momento la battaglia legale negli States, che ha visto la 28nne di Minsk chiedere anche un risarcimento di dieci milioni di dollari, è ancora ferma alla prima decisione dei giudici. L’ex numero uno della classifica WTA non ha alcuna intenzione di arrendersi, e i tanti sorrisi sui social dimostrano che ha mantenuto la serenità. Ma la situazione generale, affari legali a parte, non sembra delle migliori.
LA VEDREMO DAVVERO AD AUCKLAND?
Il problema nel problema è che mentre combatte su un fronte, la Azarenka è rimasta praticamente sola dal punto di vista sportivo, lasciando sbriciolare il proprio team, che contava sul coach Michael Joyce e sul preparatore atletico Ashcon Rezazadeh. “Vika” li ha visti andarsene uno dopo l’altro e la ragione sembra facile da individuare: al momento non riesce ad offrire al proprio team alcuna garanzia su come andrà nei prossimi mesi. La scorsa settimana era arrivato l’addio di Joyce, che era già stato beccato dalla BBC al lavoro a Londra con Johanna Konta (sua prossima assistita) e ha detto di rispettare la scelta di Victoria di dare priorità alla famiglia, e oggi si è accodato Rezazadeh. Il 23enne di madre inglese e padre iraniano, entrato già da giovanissimo nel Tour, l'ha comunicato con un messaggio sul proprio profilo Twitter. “A causa delle circostanze attuali – ha scritto – io e Vika abbiamo deciso di divedere le nostre strade. Ci tengo a ringraziarla per l’opportunità che mi ha dato, e non vedo l’ora di rivederla a competere per i titoli più prestigiosi”. Due addii che fanno aumentare i dubbi sulla possibilità di vedere realmente la Azarenka in campo a gennaio al WTA di Auckland. “Non vedo l’ora di tornare – ha detto l’attuale n. 209 del mondo in messaggio apparso la scorsa settimana sul sito WTA –, e non potevo pensare a un posto migliore di Auckland per iniziare il 2018. Negli ultimi mesi ho lavorato durante col mio team in vista della nuova stagione, e le mie aspettative restano molto alte. Punto a tornare al numero uno del mondo e competere per i titoli dei tornei del Grande Slam”. Obiettivi importantissimi, ma che dovranno necessariamente passare dal via libera di un tribunale, visto che ha già detto che al bivio figlio-carriera la sua decisione resterà sempre la stessa. Il fatto che a un mese dall’ipotetico rientro nel Tour abbia lasciato andar via sia il coach sia il preparatore atletico non è per niente un bel segnale.
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