Marco Caldara
08 January 2018

“Zverev, è presto per un supercoach”

Interessante e discutibile opinione espressa da Mats Wilander: secondo il sette volte campione Slam, Zverev ha sbagliato a puntare così presto su un tecnico importante. I risultati dicono che la scelta ha pagato, ma Wilander parla di trappola. A detta sua, un giocatore così giovane dovrebbe essere libero di sbagliare e assumersi le proprie responsabilità.
Grazie al suo ruolo di conduttore di Game, Schett and Mats, la trasmissione di Eurosport che accompagna tutti i tornei del Grande Slam trasmessi dal canale, Mats Wilander è uno dei più in vista fra i giocatori del passato. Aggiungici che l’ex numero uno del mondo adora parlare, ed ecco che nel mondo della racchetta circolano spesso sue previsioni e anche suoi pronostici, più o meno corretti. Visto che è solito azzeccarci raramente, i tifosi di Roger Federer avranno fatto le corna una volta appreso che lo svedese l’ha indicato come suo favorito per l’Australian Open, ma le parole più interessanti emerse dalle sue ultime interviste Wilander le ha spese per Alexander Zverev, con delle idee che vanno assolutamente controcorrente rispetto all’opinione pubblica. Per tutti il tedesco sta muovendo i passi giusti, tanto che a 20 anni è già numero 3 del ranking ATP e un buon 90% di appassionati, colleghi e addetti ai lavori scommette che in futuro dominerà per anni la classifica mondiale, mentre il vincitore di sette tornei del Grande Slam ha detto addirittura di essere preoccupato per il suo futuro, a causa di alcune decisioni dubbie. Il nocciolo della questione sollevata da Wilander è la scelta di affiancare al padre Alexander Senior, suo coach sin da quando era ragazzino, una figura d’esperienza come Juan Carlos Ferrero. Una scelta dettata dalla moda del momento, che ha portato tutti i big ad assumere ex campioni del passato, e che nel caso di Zverev ha subito funzionato, visto che la partnership è stata inaugurata con la doppietta Washington-Montreal. “Credo che sia totalmente sbagliato – ha tuonato – che abbia già un grande allenatore come Juan Carlos Ferrero. Alexander è troppo giovane, e deve ancora trovare la via da percorrere col proprio tennis”.
LA LIBERTÀ DI SBAGLIARE
Come emerge dalle parole del 53enne di Vaxjo, il problema non è Ferrero in sé, quanto la scelta di puntare già su un supercoach. “Sarebbe sbagliato – ha continuato Wilander – anche se con lui ci fosse Roger Federer. Zverev deve ancora sviluppare il suo stile, perché è un giocatore unico: è alto quasi due metri, ha un buon diritto, un rovescio eccellente, una buona prima di servizio e una seconda di altissimo livello. Non ha alcun problema, quindi perché puntare così presto su un allenatore come Ferrero?”. Messa così, l’opinione di Wilander sembra piuttosto bizzarra, perché i migliori giocatori del Tour hanno dimostrato di aver tratto benefici dai consigli di chi ha fatto grandi cose prima di loro, e la scelta di seguirli con qualche anno d’anticipo sembra destinata a diventare un vantaggio, piuttosto che trasformarsi in qualcosa di controproducente. E se, come dice Wilander, Zverev deve ancora trovare il suo stile, farlo con i consigli della persona giusta diventa più facile, non più difficile. Tuttavia, Wilander offre una motivazione che merita considerazione: “ho paura che Zverev stia camminando verso una trappola. Dovrebbe cercare una gestione più simile a quella di Boris Becker. Perché lui ha vinto un torneo del Grande Slam in così giovane età? Perché il suo allenatore di quell’epoca (Gunther Bosch, ndr) e il suo team gli hanno dato il tempo di sviluppare il suo gioco, di fare errori da solo e di assumersi le proprie responsabilità. Pazienza se in realtà la nascita della collaborazione con Ferrero è stata studiata proprio per evitare certi errori: secondo Wilander ci sono alcuni passaggi che vanno fatti per forza. Per ora il rendimento di Zverev negli Slam (solo una volta agli ottavi) dà ragione all’ex campione svedese, ma ce n’è un altro alle porte. E in barba ai risultati del passato Zverev è comunque fra i favoriti, con tanta voglia di difendere le proprie scelte. Una motivazione in più per far bene.
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