INCROCI ASTRALI
Alcune strade portano più ad un destino che ad una destinazione. Matthew Ebden, proveniente dalle qualificazioni, sarà il 61esimo finalista nella storia del torneo di Newport. Nel Rhode Island, ormai, non si stupiscono più per storie di questo tipo. Soltanto 8 anni fa, Rajeev Ram, ripescato in main draw dopo il walkover nel tabellone cadetto che l’avrebbe visto opposto a Ricardo Mello, vinceva il suo primo titolo ATP. All’epoca, a farne le spese, fu lo statunitense Sam Querrey in tre combattutissimi set. Oggi, Matthew Ebden, all’interno della stessa cornice che dal 1954 dà lustro alle più grandi leggende di questo sport, proverà a ripetere il risultato dell’erbivoro di origini indiane. Il destino, guarda caso, ha voluto che l’australiano, una volta superate le qualificazioni, affrontasse proprio Ram. Superato il primo ostacolo, ha eliminato in scioltezza anche il numero 6 del seeding, lo slovacco Lukas Lacko. Giunto ai quarti di finale, è riuscito finalmente a scrollarsi di dosso un pesante fardello: l’accesso in una semifinale ATP dopo cinque vani tentativi in 80 tornei disputati. L’australiano ha lottato sul campo per ben 2 ore e 41 minuti di gioco (decisamente il match più lungo del torneo, giunto alla 42esima edizione) prima di avere la meglio su Tobias Kamke e potersi finalmente andare ad un pianto liberatorio. Con meno tensione addosso, interpretando una partita a tratti perfetta, ha finalmente raggiunto la finale superando Peter Gojowczyk. Questa volta la celebrazione ha avuto tutt’altro sapore: linguaccia rivolta alla telecamera degna del miglior Michael Jordan o, per non scontentare gli appassionati di calcio, del tanto amato Alessandro Del Piero. Sarà riuscito Rajeev Ram a infondere tutta la magia necessaria per il completamento di un’altra storica impresa?