Soltanto un anno fa, Andy Murray vinceva il suo secondo Wimbledon e dava il là a un furibonda rincorsa che lo avrebbe portato al numero 1 ATP. Quest'anno ha perso nei quarti e nutre mille dubbi per il futuro immediato, mentre il suo ex coach Jonas Bjorkman si gode la finale, conquistata all'angolo di Marin Cilic. Più che i risultati altrui, tuttavia, Murray è preoccupato dalla sua condizione fisica. Un problema all'anca lo tormenta sin da dopo il Roland Garros. La faccenda era diventata di dominio pubblico quando aveva rinunciato a un'esibizione pre-torneo, poi il suo percorso londinese è stato incerto fino a quando è incappato in Sam Querrey. Il match è stato visto in TV anche da Giles Stafford, chirurgo ortopedico specializzato nei disturbi dell'anca legati all'attività sportiva. Parlando con Australian Associated Press, si è detto molto preoccupato per quello che attende Murray: a suo dire, ha il 50% di chance di partecipare allo Us Open. “Ho quasi pianto per lui, alla fine collassava quando doveva servire. Non era più in grado di spingere alla sua destra. Il movimento era terribile: di conseguenza, non poteva spingere con le gambe e quindi i colpi non avevano nessuna penetrazione. In più, era chiaramente dolorante”. Dopo la partita, Murray non ha rivelato l'esatta natura del problema, ma ha detto che è qualcosa con cui deve convivere da anni. “In base a quello che ha detto, mi viene da pensare che abbia una displasia. E' un problema con vari tipi di gravità: la sua deve essere abbastanza mite, visto che pratica sport ai massimi livelli. Tuttavia, questo potrebbe predisporlo a problemi di usura e lacerazione precoce dell'anca. Il motivo è semplice: il modo in cui l'anca porta il peso è sbagliato. In quella zona c'è un tessuto chiamato labrum, che con il suo movimento diventa una struttura portante: normalmente non dovrebbe essere così, quindi si può strappare. E col tempo, si può sviluppare un'artrite precoce. Questa è la mia prima opzione. Altrimenti, potrebbe essere un altro problema denominato impingement. Se il problema fosse uno di questi, o magari entrambi, la cosa potrebbe peggiorare”.