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Lorenzo Cazzaniga
09 December 2016

:re MENZOGNE E PERCENTUALI

La risposta del nostro Direttore all’articolo di Giancarlo Baccini sulla rivista federale. Per spiegare, punto per punto, le nostre ragioni e le falle di certe accuse. E con alcune novità sull’intervista al Presidente Binaghi...
Mi avvisano che sul PDF che la FIT invia ogni mercoledì agli iscritti della sua newsletter, c’è un articolo di Giancarlo Baccini, consigliere federale, che riprende il mio editoriale comparso sul numero di dicembre della rivista Tennis Italiano. 
Premesso che non ho particolare stima del sig. Baccini e delle sue opinioni (qui un esempio: http://magazine.tennisbest.com/index.php/editoriali?id=135), professionalmente mi sento in dovere di rispondere alle sue, definiamole accuse. Il tutto parte dall’intervista rilasciata dal Presidente FIT Angelo Binaghi al nostro Riccardo Bisti. Al suo rientro, ricordo una frase di Bisti che riporto nel mio editoriale sulla rivista Tennis Italiano di dicembre: “Ho la netta sensazione che a Binaghi freghi ben poco del settore tecnico. Gli occhi gli si illuminano solo quando si parla di soldi”. A quel punto, forse preoccupato dalla reazione federale, Bisti scrive ad Angelo Mancuso, una sorta di factotum nel settore della comunicazione FIT, e che poi finisce tra le mani del consigliere federale Baccini che decide di scriverne un pezzo nella rubrica Prima Pagina (ma perché ha risposto lui e non il direttore di questa rivista, Enzo Anderloni? O il nuovo direttore della comunicazione, Piero Valesio? Perché ha risposto uno dei tanti consiglieri federali? Anderloni e Valesio non si sentono prevaricati nel loro ruolo da un consigliere federale? Oppure Baccini gode, ufficialmente o meno, di altri incarichi? Ce lo spiegheranno, o forse no). Nella sua mail, Bisti afferma che lui non avrebbe mai detto quella frase, o comunque (come mi ha riferito) che l’avrei interpretata male. Può essere. Comunque, alla fine mi pare (mi esprimo così, perché sembra che improvvisamente faccia fatica a interpretare frasi e contesti) di aver capito che la sensazione di Bisti fosse che al Presidente Binaghi piaccia di più rispondere a domande su questioni legate ad aspetti economici, finanziari e promozionali del nostro movimento piuttosto che sul settore tecnico, forse anche perché i risultati di quest’ultimo sono ben inferiori a quelli dei settori precedentemente elencati. 
 
Restano alcuni punti da chiarire, primo fra tutti una mail privata inviata al sig. Angelo Mancuso e poi, chissà come, pubblicata in un articolo a firma del sig. Giancarlo Baccini in una rivista diretta dal sig. Enzo Anderloni. Un fatto che implicherebbe qualche approfondimento giudiziario.
 
Fatto ancora più grave, le accuse mosse da Baccini mi hanno professionalmente obbligato ad ascoltare un’ora, 58 minuti e 43 secondi di dichiarazioni di Binaghi (oltre al minuto e 35 secondi concessi alle domande di Bisti), peraltro nel sacro giorno del patrono di Milano. Uno sforzo noioso ma dovuto, che in realtà ha avuto conseguenze interessanti e perfino sorprendenti. Tra queste ultime, il numero di parolacce che in meno di due ore è riuscito a pronunciare il Presidente Binaghi (a quattordici ho smesso di contare), forse noncurante si trattasse di un’intervista ufficiale e non di una chiacchierata al bar. Il nostro bon ton ci ha consigliato di eseguire delle sforbiciate.
 
Più interessanti però, alcune dichiarazioni, anche inedite rispetto all’intervista pubblicata (la carta, ahinoi, costringe a dei tagli). Può essere che Bisti non abbia quella sensazione di maggior interesse da parte di Binaghi per gli aspetti economico-finanziari rispetto a quelli tecnici, ma ascoltando l’intervista... beh, quella sensazione l’ho pienamente avvertita io. Come potrebbe essere altrimenti quando una persona si sofferma sul minimo dettaglio statistico e poi dice di “dedicare all’aspetto tecnico in senso stretto e al centro di Tirrenia una parte marginalissima del mio tempo (omissis). Dopotutto, c’è bisogno di qualcuno che raccolga i soldi e a sentire i consiglieri federali sono contentissimi di come li ho raccolti in questi anni”? Per poi aggiungere: “Quinzi non l’ho mai visto giocare, Napolitano forse un set a Roland Garros quando era giovane, Sonego un set agli Internazionali, Gaio una o due volte a Roma, Caruso e Mager non so chi siano... gli altri... me li sono dimenticati... Il settore tecnico è quello che conosco meno”. Che non è in assoluto una colpa (ci sono altri professionisti meglio qualificati ad occuparsene), però non mi sembra sbagliato avere la sensazione che il Presidente preferisca occuparsi degli aspetti finanziari piuttosto che del settore tecnico. 
 
Ma non è finita qui: ascoltando il resto dell’intervista, mi chiedo cosa pensano i maestri FIT sapendo che il loro Presidente, “fatto salva qualche eccezione”, giudica così la loro categoria: “La classe dei maestri l’ho sempre trovata molto meno professionale: ho avuto a che fare con giornalisti, giocatori, aziende, ho trattato con tutti ma quando dovevo assumere dei tecnici ho sentito delle coglionerie (omissis). Il sistema precedente, di cui Rasicci era solo un frutto, ha creato una classe di maestri incapaci di intendere e volere”. 
 
E’ tutto? Manco per sogno. La domanda che mi è sorta più spontanea è un’altra ancora: Binaghi afferma che “la produzione diretta di giocatori professionisti da parte della federazione è un aspetto secondario, anzi terziario, perché il centro tecnico di Tirrenia è un centro di servizi dove peraltro si lavora su un materiale umano (i giovani convocati n.d.r.) che non è il migliore in Italia”. A questo si aggiunge una dichiarazione del più vincente coach italiano, Riccardo Piatti: “Le accademie non producono campioni”. Ora, con i circoli che si ritrovano spesso alla canna del gas, le accademie che non producono campioni e il centro tecnico per cui questo obiettivo è perfino terziario, un giovane che vuole cercare la via del professionismo, dove è costretto a rifugiarsi? All’estero, come hanno fatto tanti nostri atleti (Fognini, Errani, Pennetta) oppure sperare di avere una famiglia con sufficienti disponibilità da pagare un coach privato, un fisioterapista, un preparatore atletico, un medico, le trasferte... insomma, un investimento di svariate decine di migliaia di euro per uno sport che offre una decina di posti di lavoro al mondo (il numero di giocatori che mediamente riesce a varcare annualmente la soglia dei top 100, considerata la classifica minima per ottenere un buon guadagno). Forse la commissione tecnica dovrebbe darci delle risposte più precise.
 
Le risposte di Binaghi poi continuano a lasciare un retrogusto di perplessità: i suoi tecnici (non lui, evidentemente, visto che sostanzialmente non ha mai visto giocare nessuna delle nostre migliori promesse) dicono che a livello maschile abbiamo 6-8-10 ragazzi su cui puntare, ma che comunque non possiamo pensare che l’Italia diventi una potenza nel tennis. Alla fine, parole sue, “siamo un paese di (omisis) che non ha credibilità internazionale in nessun settore della vita sociale che non sia la moda e il cibo. E andiamo sempre peggio. Nel settore del tennis maschile però, siamo sopra quello che in prospettiva dovrebbe essere la nostra dimensione”. Per poi aggiungere, quando Bisti gli fa notare che i nostri under 21 non sono piazzati così bene nel ranking mondiale, che “le classifiche under 21 lasciano il tempo che trovano” (ma non è la nostra FIT che ha preso l’onere di organizzare per cinque anni le ATP Finals Under 21 che verranno, giustamente, promosse come l’occasione di osservare i futuri top players mondiali? Fatto salvo che, non dovesse qualificarsi nessun italiano, non è un problema, perché quelle classifiche lasciano il tempo che trovano...)
 
Il Presidente è parso più restìo a parlare di Camila Giorgi (i cui rapporti con la FIT sembrano essersi interrotti, a causa di papà Sergio): mi sarebbe piaciuto sapere se il Presidente tifa ancora per Camila quando gioca (visto che comunque rappresenta pur sempre l’Italia, ma il tempo deve essere stato tiranno)
 
Sul canale SuperTennis, resta da capire come l’auditel fosse considerato uno strumento valido quando i risultati della tv federale erano in crescita e ora poco attendibile, dato il calo di circa il 25% degli scorsi mesi, mentre sarebbe curioso (e sottoporremo la questione ai diretti interessati e all’ATP) cosa ne pensa il direttore del torneo ATP Masters 1000 di Cincinnati, definito da Binaghi l’ATP Masters 1000 “più brutto e più sfigato” e lo stesso Ion Tiriac, quando il Presidente FIT diventa sospettoso: “Madrid con più spettatori di Roma? Bisogna vedere come li contano...”. Accuse piuttosto gravi. Diventa, Binaghi, più cauto sulla realizzazione del tetto sul campo centrale del Foro Italico: “Arriverà... as soon as possible” perdendo per una volta la precisione da ingegnere.
 
Dulcis in fundo, un’autocritica è finalmente arrivata, a metà del primo tempo supplementare: “Io sono un beneficiato di questa vergogna dello sport italiano. Oggi in Italia, quante persone possono permettersi di fare il Presidente della Federazione Italiana Tennis che fattura 60 milioni di euro, alla quale dedico 250 giorni l’anno con un guadagno di 1.100 euro al mese? E’ chiaramente una questione molto elitaria. Se non fosse così e il Presidente fosse remunerato, probabilmente io non sarei il Presidente perché ci sarebbero manager, industriali, gente con i (omissis), molto più capaci di me... come Trump (sic) che non cerca chiaramente di fare il Presidente della Federazione Italiana Tennis e nemmeno Berlusconi (ari-sic!).
 
Sono questi temi certamente più interessanti delle piccolezze a cui si riferisce Baccini, del tipo che ci siamo affidati al loro fotografo (questo solamente perché Binaghi ha anticipato l’appuntamento avvisandoci solo il pomeriggio prima, situazione che ci ha costretto a utilizzare una foto di apertura di repertorio visto che quelle che ci hanno fornito erano, a mio giudizio, di standard non adeguato, ma questo forse Baccini lo ignora). Baccini scrive anche che il sottoscritto si sarebbe autonominato Direttore Esecutivo della rivista Tennis Italiano. Ora, va da sé che, avessi questo potere, mi sarei nominato plenipotenziario. L’incarico invece mi è stato affidato dal sig. Piero Bacchetti, Presidente della Edisport Editoriale che edita la rivista Tennis Italiano (ma anche questo, Baccini evidentemente non lo sa).
Inoltre Baccini, afferma che il sottoscritto avrebbe degli interessi commerciali e che da anni utilizzo i media per i quali lavoro, al fine di favorire le attività commerciali che svolgerei per conto di una nota agenzia di marketing e management sportivo (peraltro chiusa da oltre due anni, ma anche questo Baccini evidentemente non lo sa). Però mi piacerebbe che Baccini entrasse nello specifico, piuttosto che buttare lì una frase, senza esempi concreti (perché ovviamente non ce ne sono).
 
Per questo quando esorto il Presidente Binaghi a investire in coach preparati, soprattutto in quelli che dovranno occuparsi dei ragazzini dai 14 ai 18 anni, non è per interessi personali (quali?) ma semplicemente perché ho l’occasione di parlare con coach preparati (Umberto Rianna, Magnus Norman e tanti altri) che ribadiscono proprio questo concetto. Ma tutto questo Baccini, come può capirlo? L’unica altro consiglio che posso dare al Presidente è scegliersi collaboratori più preparati e, in certi casi, più coraggiosi. Ma forse non gli piacciono troppo, né gli uni, né gli altri.
 
POST SCRIPTUM: Prima dell’uscita dell’intervista a Binaghi, Angelo Mancuso mi ha chiesto (ho ancora le sue mail, ma non le pubblico né le giro a nessuno: ognuno ha il suo stile) di cambiare due virgolettati del Presidente. Abbiamo acconsentito perché non cambiavano in alcun modo il senso di quelle frasi e nonostante questo abbia fatto slittare di un giorno l’uscita della rivista. Mancuso mi è parso gradire tale supporto e, sempre che continui a ricordare bene ciò che mi viene detto, ha perfino affermato di sentirsi in debito (lo ricordo un filo agitato per la questione). Gli ho detto che non doveva sentirsi in debito alcuno ma che avrei preferito avere una conferma della nostra richiesta di visita al Centro Tecnico di Tirrenia per un’inchiesta sul tennis femminile italiano (avevo indicato come giornalista Federico Ferrero, oppure il sottoscritto in caso di impossibilità del buon Ferrero), inizialmente prevista per il giorno 13 dicembre. Ebbene, Mancuso non risponde da giorni al telefono, né ci è stata confermata tale data. Chissà, confidiamo ancora nella trasparenza di cui ha sempre parlato il Presidente Binaghi. Oppure dovremo pensare che non ci vogliono far vedere cosa accade nel loro Centro Servizi perché c’è della polvere che è meglio buttare sotto il letto? A breve la risposta.
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