Melbourne Park, Show Court 3, quarto match dalle dieci del mattino. Per l’Australian Open sarà uno dei 64 incontri della prima giornata delle qualificazioni maschili, mentre
per la carriera di Sam Groth potrebbe essere quello finale, almeno in singolare, dell’ultimo torneo della sua carriera. Il 30enne di Narrandera ha detto basta da qualche settimana e ha fissato lo Slam di casa come ultima tappa. Sperava in una wild card, invece non l’ha ricevuta e la dea bendata l’ha dimenticato, visto che l’ha accoppiato subito alla prima testa di serie delle qualificazioni, il rampante Taylor Fritz. Ma indipendentemente da come andrà, in attesa di doppio e doppio misto,
l’ex numero 53 del mondo lascerà il tennis col sorriso. Perché ha ritrovato se stesso dopo un periodo buio nel quale l’alcool sembrava l’unica soluzione, ha dato forma alla propria vita e non ha alcuna paura a pensare al futuro.
L’ha raccontato in una bellissima testimonianza pubblicata qualche giorno fa sul blog Players’ Voice, in cui ripercorre tutti i momenti salienti della sua carriera e della sua vita, con alcuni retroscena sulle difficoltà di una vita solitaria e sugli aspetti meno glamour del tennis. Vi proponiamo la traduzione integrale.
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COME È DAVVERO LA VITA NEL CIRCUITO
Ho parlato ancora del mio periodo lontano dal tennis nel 2011, dopo l’operazione alla spalla e dopo la fine del mio matrimonio
(con la collega Jarmila Gajdosova, ndr), ma non sono mai entrato nei dettagli di quanto fossi caduto in basso. L’alcool era diventato la mia via di fuga. Qualsiasi chance avessi per bere qualcosa, lo facevo. Se devo essere onesto, c’è stato un periodo in cui non ero sicuro di poter smettere.
Non molte persone hanno idea di quanto è stata dura. Lo sanno quei pochi che mi sono stati vicino, e ho un paio di ottimi amici di Albury che si sono presi cura di me, perché non stavo affatto attraversando un buon periodo. Per fortuna l’hanno fatto, perché probabilmente non sarei tornato quello che sono se le cose non fossero cambiate.
Giocare a football per un anno mi ha aiutato molto, perché sono stato a contatto con un bel gruppo di persone ai quali importava ben poco del fatto che fossi un giocatore di tennis. Per loro ero solo un altro ragazzo, in un gruppo, e alla fine di quell’anno ho incontrato Britt, la mia fidanzata.
Superare certi problemi mi ha aiutato col tennis, e il tennis mi ha preparato per il resto della mia vita. Ma ho avuto bisogno di trovare me stesso prima di diventare un giocatore di tennis migliore. Il tennis è stata una parte enorme della mia vita, e se me ne fossi andato in quel modo senza tornare avrei avuto per sempre un enorme rimpianto.
Sono fortunato perché in quei periodi difficili ho conosciuto Britt e la mia vita personale è passata al primo posto. Il tennis è uno sport molto difficile, solitario, e anche se sono stato sposato nella prima parte della mia carriera personalmente non ero nella miglior situazione. Nel 2011, il fatto che non avessi una vita privata o professionale che fosse veramente costante ha lasciato tante cose incompiute.
E nel 2015, quando il mio tennis stava volando
(e si è infortunato di nuovo, ndr), chi può dire che se l’altra parte della mia vita non fosse andata così bene non sarei caduto un’altra volta in una spirale negativa? Il fatto che avessi Britt mi ha aiutato a superare quelle difficoltà. E mi ha anche aiutato ad arrivare alla decisione di ritirarmi, di lasciare il tennis ed esserne felice.