Marco Caldara
11 September 2017

I dieci Re di New York

Rafael Nadal e Sloane Stephens si sono presi i titoli più importanti, ma lo Us Open 2017 ha tanti vincitori. Dalla Muguruza che conquista il n.1 WTA a Pablo Carreno Busta, da Kevin Anderson a Paolo Lorenzi per la prima volta alla seconda settimana di un Major, il primo cinese a vincere uno Slam under 18, Cori Gauff finalista a 13 anni, e non solo...
LA SCONFITTA PIÙ BELLA
Nello strano 2017 del tennis femminile, i più grandi traguardi sono arrivati grazie a delle sconfitte. Karolina Pliskova perde al secondo turno di Wimbledon, ma conquista lo stesso il numero uno del mondo. Garbine Muguruza manca l’accesso ai quarti di finale dello Us Open, dove era la vera favorita, ma può festeggiare comunque: la sconfitta ai quarti della ceca l’ha resa la 24esima numero uno nella storia della WTA. La Williams ha giurato di tornare per l’Australian Open, ma Garbine ne è una degna sostituta.
MENOMALE CHE C’È PAOLO
Tre anni fa, di questi tempi, Paolo Lorenzi stava festeggiando la sua prima vittoria Slam, a quasi 33 anni. A quasi 36, invece, si è regalato un posto nella seconda settimana dello Us Open, sorprendendo tutti ancora una volta. Mentre Fognini salutava fra le polemiche e veniva squalificato, il toscano ha mostrato una volta di più tutto il suo valore. Non sarà uno spettacolo per gli occhi, ma a grinta e intelligenza tattica ha poco da invidiare anche ai primissimi. Conviene augurarsi sul serio che rimanga ad alti livelli ancora a lungo.
20 VOLTE MARTINA
Non c’è paragone fra il valore di un titolo Slam in singolare e quello di un successo in doppio, ma ciò che sta combinando Martina Hingis è comunque sensazionale. Coi 37 anni in arrivo, a New York la fuoriclasse svizzera ha vinto sia il doppio femminile sia il doppio misto, portandosi a quota 20 titoli Slam nelle specialità di coppia e ribadendo – come se ce ne fosse bisogno – di essere la miglior doppista in circolazione. Anche se i 41 successi (solo in doppio) di Martina Navratilova sono ancora distanti…
FINALMENTE CINA
Per la prima volta nella sua storia, la Cina ha conquistato una prova maschile juniores del Grande Slam. Merito del diciassettenne Yibing Wu, che superando in finale l’argentino Axel Geller si è anche guadagnato la prima piazza del ranking mondiale under 18. Non contento, Wu ha vinto anche la prova di doppio, in coppia col taiwanese Yu Hsiou Hsu. Dopo aver prodotto numerose giocatrici di spessore al femminile, la Cina è pronta per invadere anche il circuito maschile? Non hanno mai avuto nemmeno un top-100.
NON SOLO STEPHENS-KEYS
Dopo le quattro semifinaliste statunitensi, come non accadeva dal lontano 1981, l’American Dream dello Us Open è proseguito anche nella prova femminile juniores, con una finale tutta a stelle e strisce. L’ha conquistata Amanda Anisimova, quindicenne di genitori russi che si candida come una delle tenniste da copertina del futuro, per il suo tennis e un’immagine che fa gola alle aziende. Ma la vera star potrebbe diventare la sconfitta, Cori Gauff. Il motivo? Semplice: ha compiuto tredici (!) anni a marzo.
CARRENO… GUSTA
La festa spagnola è stata tutta per Rafael Nadal, tornato a vincere a New York dopo quattro anni, e per Garbine Muguruza, che ha raggiunto per la prima volta la vetta della classifica femminile. Ma lo Us Open 2017 resterà anche il torneo di Pablo Carreno Busta. Non è riuscito a regalarsi una finale dal sapore di magia, ma grazie ai punti raccolti a Flushing Meadows si è guadagnato un posto fra i primi dieci del mondo. E, checché se ne dica, sembra destinato a rimanerci molto a lungo.
L’ORA DI MADISON ARRIVERÀ
La chance di vincere uno Slam è sfumata molto molto rapidamente, e la delusione sarà difficile da digerire in fretta. Ma Madison Keys lascia comunque lo Us Open col sorriso: il tennis per entrare fra le primissime ce l’ha già da qualche anno, e aveva un gran bisogno di rendersene conto in un grande torneo. Averlo fatto allo Us Open vale ancora di più. Ha vinto la Stephens, ma se ci fosse da scommettere un euro su chi delle due tornerà presto in una finale Slam, il 95% delle puntate finirebbero sul suo nome. Giustamente.
IL GIGANTE BUONO
Qualcuno si è già affrettato a definirlo il peggior finalista Slam da parecchi anni a questa parte, aiutato dalle statistiche che dicono che mai nessuno era giunto in finale in un Major con una classifica ATP così bassa. Ma in una parte bassa del tabellone priva di stelle, qualcuno doveva approfittarne, e non è un caso che ci sia riuscito Anderson. Del suo torneo restano il record di 124 ace e una frase-top: “Dover giocare la mia prima finale Slam non è stato un problema. Se mai lo è stato doverla giocare contro Nadal”. Chapeau.
DALLE STAMPELLE AL TRIONFO
Il 18 aprile Sloane Stephens ha pubblicato un video sulla sua pagina Facebook, nel quale muoveva i primi passi dopo settimane e settimane di tutore e stampelle per l’operazione al piede. Meno di cinque mesi dopo ha vinto sette partite di fila a Flushing Meadows e conquistato il suo primo titolo Slam. Una favola partita dall’infortunio, e dalla serenità ritrovata nel lungo periodo lontano dai campi. La sua faccia quando le hanno consegnato l’assegno da 3,7 milioni di dollari sarà dura da dimenticare.
LEGGENDA
Va bene il crollo degli altri big, va bene un tabellone senza alcun top-20 da affrontare, va bene la finale facile contro un debuttante a certi livelli, ma che torneo ha giocato Rafael Nadal? Non vinceva un titolo sul cemento da Doha 2014 (trenta tornei fa), ma una volta sopravvissuto a una partenza lenta ha tirato fuori un tennis meraviglioso. Federer torna a vincere due Slam in una stagione? Lui fa lo stesso. E con cinque anni in meno nelle gambe può puntare di nuovo ad agguantare il record dello svizzero. Ci sarà da divertirsi.
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