Guardiamo il bicchiere mezzo pieno: stavolta, per fortuna, ad approfittare di uno dei peggiori Fabio Fognini della stagione è stato un italiano. Un dato di fatto che non cancella l’esordio da dimenticare del ligure a New York, condito con qualche parolaccia di troppo, ma che almeno porterà sui quotidiani la bella storia di Stefano Travaglia, che al primo Us Open, e al secondo match di cinque set della sua vita, si è preso la vittoria più importante di una carriera che sembrava finita anni fa, invece è ancora tutta da scrivere. Un capitolo importante ce l’avrà il 2017: nel giro di qualche mese il marchigiano è passato dai Futures agli Slam, due consecutivi, e grazie al 6-4 7-6 3-6 6-0 del Campo 11 ha sopravvissuto al primo “taglio” dello Us Open, chiudendo la ferita rimasta aperta a Wimbledon. Aveva salutato il suo primo Major perdendo per 7-5 al quinto set contro Andrey Rublev, ma dopo qualche settimana quel KO è già solamente un lontano ricordo, spazzato via con un match perfetto. Perché se è vero che Fognini ha mandato in campo la versione nera e incazzosa, così diversa da quella bianca da non sembrare neanche parte della stessa persona, Travaglia ha fatto tutto bene, dall’inizio alla fine. Sembrava lui il più esperto dei due: attento, preciso, ordinato. Si è dimenticato il contesto, si è dimenticato che dall’altra parte della rete c’era il miglior italiano degli ultimi trent’anni, si è dimenticato i punti in palio e anche l’assegno più importante della sua vita pronto ad attenderlo in caso di successo, e ha pensato solamente a provare a imporre il suo tennis, ad andare a vincere la partita con le armi che si porta da casa: servizio, diritto e continuità. Curiosamente, tre delle cose che sono mancate a Fognini, a secco di fantasia, furioso e volgare nei confronti della giudice di sedia per qualche chiamata dubbia (sono volate parole forti, da multa salata se chi doveva sentire ha sentito), e rimasto senza la voglia di star lì a lottare nel finale, almeno per obbligare Travaglia a vincere la partita con le sue mani. Con un giocatore alle prime armi a certi livelli poteva diventare una mossa da non sottovalutare, ma Fabio non ci ha neanche provato.
CAPOLAVORO NEL TIE-BREAK
La vittoria di Travaglia è arrivata nel quarto set, dopo due ore e mezza di gioco e dopo che Travaglia si era lasciato riprendere e superare nel terzo, aperto con un break ma girato da un Fognini che ci ha messo almeno l’orgoglio, passando in fretta da 0-2 a 5-2. Tuttavia, le fondamenta del successo “Steto” le ha gettate fra primo e (soprattutto) secondo set. Nel primo si è fatto recuperare per due volte un break di vantaggio ma ha comunque avuto ragione lui, mentre nel secondo ha vinto un tie-break delicatissimo da 18 punti, vera svolta della sua partita. Aveva mancato un set-point sul 5-4, mettendo in rete una risposta, e quando è andato sotto per 4-2 nel “breaker” la strada si è fatta di colpo molto più ripida. Ma i problemi sono rimasti nel campo di Fognini. Il marchigiano ha recuperato lo svantaggio con un gran rovescio e poi ha avuto la meglio nella bagarre. Di solito da ragione al giocatore più forte, e oggi il più forte è stato lui: ha cancellato con coraggio tre set-point, e appena è stato il suo turno non si è fatto pregare. Fognini ha attaccato bene, lui gli ha spedito al corpo il passante di rovescio e la demi-volèe di Fabio morta in rete gli ha dato il 2-0. Si sapeva che non era finita, perché se c’è un giocatore che ha insegnato all’Italia che non è mai finita quello è Fognini, più volte capace – anche a New York – di rimonte complicatissime. Ci ha provato e nel terzo set gli è andata bene, complice un Travaglia che ha sentito il momento e si è un po’ innervosito, ma la scintilla non è scattata. Travaglia non si è lasciato prendere dalla disperazione, e ha continuato a pensare solamente a sé stesso, mandando un chiaro messaggio in avvio di quarto set. È tornato a tenere il servizio a zero, Fognini l’ha perso subito e poi ha tirato i remi in barca, trascinandosi fino al bagel che gli è costato la quinta eliminazione all’esordio a New York. Male per lui, bene per Travaglia, da applaudire per il modo in cui ha colto l’occasione. Ha capito che si poteva vincere e si è preso la prima vittoria nel circuito maggiore, senza strafare e senza guardare troppo dall’altra parte della rete. Salirà intorno alla 120esima posizione della classifica, ma non deve accontentarsi. Già a partire dalla sfida di secondo turno contro Viktor Troicki.
US OPEN UOMINI – Primo turno
Stefano Travaglia (ITA) b. Fabio Fognini (ITA) 6-4 7-6 3-6 6-0