Marco Caldara
30 August 2017

Un brutto (e volgare) Fognini fa volare Travaglia

A sorpresa, il derby azzurro dello Us Open premia Stefano Travaglia, a segno in quattro set contro una delle peggiori versioni di Fognini. Fabio fa e disfa nei primi due set, si prende in rimonta il terzo (dopo aver rivolto epiteti pesanti alla giudice di sedia) ma crolla di schianto nel quarto. Ride Travaglia, alla prima vittoria Slam: la top-100 si avvicina.
Guardiamo il bicchiere mezzo pieno: stavolta, per fortuna, ad approfittare di uno dei peggiori Fabio Fognini della stagione è stato un italiano. Un dato di fatto che non cancella l’esordio da dimenticare del ligure a New York, condito con qualche parolaccia di troppo, ma che almeno porterà sui quotidiani la bella storia di Stefano Travaglia, che al primo Us Open, e al secondo match di cinque set della sua vita, si è preso la vittoria più importante di una carriera che sembrava finita anni fa, invece è ancora tutta da scrivere. Un capitolo importante ce l’avrà il 2017: nel giro di qualche mese il marchigiano è passato dai Futures agli Slam, due consecutivi, e grazie al 6-4 7-6 3-6 6-0 del Campo 11 ha sopravvissuto al primo “taglio” dello Us Open, chiudendo la ferita rimasta aperta a Wimbledon. Aveva salutato il suo primo Major perdendo per 7-5 al quinto set contro Andrey Rublev, ma dopo qualche settimana quel KO è già solamente un lontano ricordo, spazzato via con un match perfetto. Perché se è vero che Fognini ha mandato in campo la versione nera e incazzosa, così diversa da quella bianca da non sembrare neanche parte della stessa persona, Travaglia ha fatto tutto bene, dall’inizio alla fine. Sembrava lui il più esperto dei due: attento, preciso, ordinato. Si è dimenticato il contesto, si è dimenticato che dall’altra parte della rete c’era il miglior italiano degli ultimi trent’anni, si è dimenticato i punti in palio e anche l’assegno più importante della sua vita pronto ad attenderlo in caso di successo, e ha pensato solamente a provare a imporre il suo tennis, ad andare a vincere la partita con le armi che si porta da casa: servizio, diritto e continuità. Curiosamente, tre delle cose che sono mancate a Fognini, a secco di fantasia, furioso e volgare nei confronti della giudice di sedia per qualche chiamata dubbia (sono volate parole forti, da multa salata se chi doveva sentire ha sentito), e rimasto senza la voglia di star lì a lottare nel finale, almeno per obbligare Travaglia a vincere la partita con le sue mani. Con un giocatore alle prime armi a certi livelli poteva diventare una mossa da non sottovalutare, ma Fabio non ci ha neanche provato.
CAPOLAVORO NEL TIE-BREAK
La vittoria di Travaglia è arrivata nel quarto set, dopo due ore e mezza di gioco e dopo che Travaglia si era lasciato riprendere e superare nel terzo, aperto con un break ma girato da un Fognini che ci ha messo almeno l’orgoglio, passando in fretta da 0-2 a 5-2. Tuttavia, le fondamenta del successo “Steto” le ha gettate fra primo e (soprattutto) secondo set. Nel primo si è fatto recuperare per due volte un break di vantaggio ma ha comunque avuto ragione lui, mentre nel secondo ha vinto un tie-break delicatissimo da 18 punti, vera svolta della sua partita. Aveva mancato un set-point sul 5-4, mettendo in rete una risposta, e quando è andato sotto per 4-2 nel “breaker” la strada si è fatta di colpo molto più ripida. Ma i problemi sono rimasti nel campo di Fognini. Il marchigiano ha recuperato lo svantaggio con un gran rovescio e poi ha avuto la meglio nella bagarre. Di solito da ragione al giocatore più forte, e oggi il più forte è stato lui: ha cancellato con coraggio tre set-point, e appena è stato il suo turno non si è fatto pregare. Fognini ha attaccato bene, lui gli ha spedito al corpo il passante di rovescio e la demi-volèe di Fabio morta in rete gli ha dato il 2-0. Si sapeva che non era finita, perché se c’è un giocatore che ha insegnato all’Italia che non è mai finita quello è Fognini, più volte capace – anche a New York – di rimonte complicatissime. Ci ha provato e nel terzo set gli è andata bene, complice un Travaglia che ha sentito il momento e si è un po’ innervosito, ma la scintilla non è scattata. Travaglia non si è lasciato prendere dalla disperazione, e ha continuato a pensare solamente a sé stesso, mandando un chiaro messaggio in avvio di quarto set. È tornato a tenere il servizio a zero, Fognini l’ha perso subito e poi ha tirato i remi in barca, trascinandosi fino al bagel che gli è costato la quinta eliminazione all’esordio a New York. Male per lui, bene per Travaglia, da applaudire per il modo in cui ha colto l’occasione. Ha capito che si poteva vincere e si è preso la prima vittoria nel circuito maggiore, senza strafare e senza guardare troppo dall’altra parte della rete. Salirà intorno alla 120esima posizione della classifica, ma non deve accontentarsi. Già a partire dalla sfida di secondo turno contro Viktor Troicki.

US OPEN UOMINI – Primo turno
Stefano Travaglia (ITA) b. Fabio Fognini (ITA) 6-4 7-6 3-6 6-0
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