23 anni fa, Martina Navratilova è arrivata a un passo dal decimo titolo a Wimbledon. A quattro anni dal nono successo (in finale contro Zina Garrison, ricordate?) tutto sembrava apparecchiato per il trionfo. Aveva 37 anni e il sogno si incagliò contro Conchita Martinez, spagnola nata e cresciuta sulla terra battuta. Sembra un deja-vu: la finale di Wimbledon 2017 vedrà in campo una 37enne americana (Venus Williams) e una giovane spagnola, Garbine Muguruza. La suggestione è alimentata dalla presenza della stessa Martinez nel box Muguruza. Ragioni personali hanno costretto l'head coach Sam Sumyk a disertare Wimbledon. Sarà un caso, ma senza di lui abbiamo visto la migliore Muguruza stagionale, su livelli molto simili a quelli che le avevano fatto vincere il Roland Garros 2016. In finale batté Serena Williams e non fu una vittoria banale, poiché la superò sul suo terreno: le botte da fondocampo. Dopo tante difficoltà, è di nuovo in palla. Venus non è Serena, l'erba non è la terra battuta, ma che partita sarà? I bookmakers non hanno le idee troppo chiare: privilegiano Garbine, ma con un margine ridottissimo. Nonostante i 13 anni di differenza e un background profondamente diverso, Venus e Garbine sono due giocatrici simili: tanta aggressività, un buon equilibrio tra i due fondamentali e tanta voglia di comandare. Venus è più incisiva con la prima palla (ma può andare in difficoltà con la seconda), mentre Garbine ha una freschezza atletica superiore. I precedenti non contano granché, ma è giusto citarli: 3-1 per la Williams, ma la Muguruza ha vinto l'ultimo (due mesi fa a Roma). Tuttavia, due sono molto datati e non hanno mai giocato sull'erba. Per questo, non riteniamo che siano un indicatore importante. C'è il fattore esperienza: per Venus sarà la sedicesima finale in uno Slam, mentre per Garbine la terza. Tuttavia, nelle due precedenti (anche in quella perduta), non ha mostrato particolari ansie o tremori.