10 ANNI DI CARCERE
Nel 2015, un ex campione olimpico di short-track è stato semplicemente multato per aver commesso molestie, in particolare su una ragazzina di 11 anni. C'è poi il caso di Choi Min-suk, allenatore della squadra di curling alle Olimpiadi di Sochi 2014. Una volta accusato di molestie sessuali dalle componenti del team, si è dimesso. Prontamente, è stato ingaggiato per allenare un altro team. Non sempre gli abusi sono di natura sessuale: spesso si scade nei maltrattamenti. Qualche mese fa, la fortissima pattinatrice Shim Suk-hee (vincitrice di quattro medaglie olimpiche, nella foto qui sopra) ha accusato il suo allenatore di averla presa spesso a calci e pugni, costringendola a uno stop di un mese. L'incolpato ha candidamente ammesso di averlo fatto, anche con altre pattinatrici, con il solo scopo di “migliorare” le loro prestazioni. Tornando alla Kim, ha continuato a giocare per anni a livello nazionale, ma dice di essere nauseata dalle giocatrici che ansimano pesantemente sul campo da tennis: a suo dire, il suono le ricorda il suo aggressore. Un paio d'anni fa, durante un torneo, le è capitato di incontrarlo di nuovo. Vederlo ha riacceso i traumi d'infanzia, quando le capitava di sognare che lui provava a ucciderla. “Sono rimasta scioccata nello scoprire che il mio stupratore ha continuato ad allenare giovani tenniste per oltre un decennio, come se nulla fosse accaduto. E allora ho pensato che non gli avrei più dato nessuna possibilità di abusare le bambine”. E allora ha fatto la cosa più normale del mondo: si è recata al primo commissariato, denunciandolo. Sono immediatamente arrivate le testimonianze di quattro sue amiche, pure loro vittime di abusi. Anche Kim ha accettato di testimoniare, a patto che il suo orco fosse allontanato dalla stanza. Anche lo scorso ottobre non ha avuto la forza di entrare in aula quando il giudice annunciava la sentenza che lo ha condannato a 10 anni di carcere. “In quel momento ho iniziato a piangere come una fontana, trasformando le mie emozioni da tristezza a felicità”. Adesso Kim ha smesso di giocare e insegna tennis in una palestra di Seul. “Vedere i bambini ridere e divertirsi giocando a tennis mi guarisce – dice con un sorriso – voglio che diventino atleti e persone felici, a differenza di me. Perché bisogna diventare una stella olimpica se per arrivarci bisogna essere picchiati e matrattati?”. Già, perché? Per fortuna, anche se in ritardo, Kim si è data la risposta giusta.