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Tanti rimpianti, altrettante conferme

WIMBLEDON - Fabio Fognini illumina e illude sul Centre Court di Wimbledon, mettendo alle corde il numero uno Andy Murray con un tennis a tratti magnifico, ma si arrende in quattro set. Decisivo un quarto parziale rocambolesco: fra point penalty, “challenge” esauriti e un Murray sempre più nervoso, il ligure vola sul 5-2, ma manca cinque set-point ed è costretto ad arrendersi.
A volte la paura di perdere bussa anche alla porta dei big. Spetta a loro cercare di stargli alla larga il più possibile, e sconfiggerla con le qualità che li hanno resi campioni. Un compito che non è mai stato il preferito di Andy Murray, tanto bravo quando le cose vanno bene quanto in difficoltà se c’è qualcosa che non funziona, come un pilota che quando può guidare da solo diventa imprendibile, ma se c’è da lottare coi problemi si spegne in fretta. Nel terzo turno di Wimbledon il suo problema principale non è stato un tennis che non emoziona da mesi, bensì un Fabio Fognini bravissimo a ricordaglielo, a fargli tornare in mente la scoppola di un paio di mesi fa a Roma o quella del 2014 sul lungomare di Napoli, e mettere il dito nella piaga applicando (bene) all’erba spelacchiata del Centre Court i suoi schemi brillanti da terra battuta, con un sacco di palle corte e quel pizzico di rovescio slice in più sufficiente a paralizzare il numero uno. Ne è venuto fuori un match da montagne russe, che di logico ha solo il finale da cartone animato, in cui dopo averne incassate a destra e a manca ed essere stato più volte a un passo da un quinto set pericolosissimo, l’eroe del pubblico ha trovato comunque il modo per sconfiggere il cattivo, con il 6-2 4-6 6-1 7-5 che lo spedisce dritto alla seconda settimana, ma invece di sciogliere i dubbi sulle sue condizioni ne porta di nuovi. A giudicare dal numero di volte che Fognini l’ha fatto abbassare per giocare lo slice di rovescio si direbbe che l’anca sta bene, ma c’è molto altro che preoccupa di più, come quell’atteggiamento troppo attendista in cui si rifugia anche quando non dovrebbe, e oggi l’ha portato più vicino alla sconfitta di quanto dica il punteggio. Anche se alla fine ha avuto ragione lui, meritatamente o meno.
QUEI CINQUE SET-POINT MALEDETTI
Ci sono due modi per osservare la sconfitta di Fognini, separati, paralleli, che non si toccano fra loro. Il primo è lo spettacolo offerto da un giocatore italiano sul campo da tennis più famoso del mondo, nel torneo più famoso del mondo, contro il numero uno del mondo. La solita gioia per gli occhi che un po’ va, come in un primo set giocato solo fino al 2-2 e in un terzo scivolato via in fretta con un fastidio al tendine d’Achille del piede destro, e un po’ viene. Sia in un secondo set aperto bene e proseguito meglio, contro un Murray che ha iniziato a dare l’idea di non essere imbattibile, sia in un quarto ricco di emozioni, con un point-penalty gratuito per “audible obscenity” che ha regalato a Murray il 2-2, ricevuto dal giudice di sedia Damien Dumusois solamente per essersi messo l’indice in bocca, ma accolto da Fognini con filosofia. In altri tempi avrebbe perso la testa, mentre stavolta ha capito che non era un momento fondamentale e ha lasciato correre, raccogliendone i frutti nel sesto game, quando con un doppio fallo Murray gli ha consegnato il break del 4-2, confermando che oggi si poteva fare sul serio, mentre su Twitter Pat Cash riempiva di complimenti il tennis di Fognini. Il secondo modo, invece, è guardare il confronto dal 5-2 del quarto set in avanti, e rammaricarsi al grido di “cosa sarebbe successo se…”. L’allusione sono i ben cinque set-point mancati da Fabio, in tre game consecutivi. Prima due sul 5-2, cancellati da altrettanti servizi di Murray, poi altrettanti sul 5-3, il primo da un passante di Murray e il secondo da una cattiva valutazione su una risposta del britannico. Fabio si è fermato chiedendo l’occhio di falco, dimenticandosi di aver finito i “challenge” nel game precedente. Non sarebbe cambiato il punteggio, visto che il diritto di Murray era chiaramente sulla riga, e non si può nemmeno dire che l’errore abbia condizionato Fognini, che dopo aver ceduto la battuta è ripartito subito fortissimo. Tuttavia, sommato ai vari episodi e anche a un quinto set-point scivolato lungo nel decimo game insieme a un recupero di diritto, quell’occasione finisce dritta nel ricco elenco di rimpianti che Fabio si è portato negli spogliatoi del Centre Court, insieme al filotto di cinque game che ha regalato a Murray la seconda settimana.
SI INTRAVEDE UN PIZZICO DI CONTINUITÀ
Il vero merito del numero uno del mondo, nella sfida di oggi, è di aver fatto il numero uno del mondo negli ultimi due game, meglio tardi che mai. Ha capito che era il momento di affondare il colpo, per sfruttare i dubbi di Fognini e provare a evitare il quinto set e una probabile sospensione preventiva per la chiusura del tetto, in modo da poter continuare con le luci artificiali. Nell’undicesimo game ha tenuto un atteggiamento molto più positivo, allungando un paio di scambi per raccogliere altrettanti errori di Fognini, e non è affatto un caso che abbia chiuso col miglior game di servizio della partita, con due ace separati da altrettanti servizi vincenti che non hanno mai permesso a Fognini di far partire lo scambio. Resta una sconfitta che brucia, al termine di un match arrivato a un soffio dal cambiare padrone, ma anche tante conferme sul valore tecnico di Fognini, che a 30 anni dovrebbe aver finalmente capito di poter fare grandi cose anche sull’erba. Giocava contro uno specialista e l’ha messo all’angolo, comandando gli scambi e venendo sempre fuori con le soluzioni più interessanti. “È sempre difficile affrontarlo, perché ha tutti i colpi e movimenti veloci, mi ha tolto il ritmo”, ha detto alla BBC un Murray ancora scosso, che saccheggerebbe volentieri qualcosina dal tennis di Fognini. Cosa gli manca? Sempre la solita maledetta continuità, fondamentale per ambire ai titoli più importanti. Anche se non sembra il momento ideale per dirlo, visto che negli ultimi quattro tornei Fognini il suo l’ha sempre fatto bene, perdendo soltanto contro Nadal (vincitore), Zverev (vincitore), Wawrinka (finalista) e un Murray che difficilmente in queste condizioni vincerà il torneo, ma è pur sempre Murray, sul Centrale di Wimbledon. Magari qualcosa si sta muovendo e non ce ne siamo ancora accorti.

WIMBLEDON UOMINI – Terzo turno
Andy Murray (GBR) b. Fabio Fognini (ITA) 6-2 4-6 6-1 7-5
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