Una sconfitta che non toglie il sorriso

Niente doppietta per Francesca Schiavone: a Rabat si arrende in due set ad Anastasia Pavlyuchenkova, che conquista il suo decimo titolo WTA. Ma la milanese può solo essere felice: nel giro di un mese il suo 2017 ha cambiato forma. È tornata nelle prime 80 del mondo e ha capito di essere ancora super competitiva. C’è spazio per qualche altro bel traguardo.
Perdere non piace mai a nessuno, ma ci sono sconfitte e sconfitte. Per esempio, arrendersi ad Anastasia Pavlyuchenkova nella finale di un torneo WTA, a quasi 37 anni e dopo nove vittorie consecutive nel circuito maggiore, non fa così male. Il decimo successo di fila cercato da Francesca Schiavone è finito nelle mani della russa, che dopo la vittoria sul cemento di Monterrey ha firmato il bis sulla terra rossa di Rabat, chiudendo la finale con un doppio 7-5, confermando l’esito degli ultimi tre confronti e portando in doppia cifra i titoli in bacheca, ma la “leonessa” ha comunque mille motivi per essere felice. Alla ventesima finale WTA della sua carriera, l’azzurra non ha giocato per niente male: nel primo set ha anche condotto per 4-2 e nei momenti topici ha avuto un paio di palle-break molto preziose, sul 4-4 del primo parziale e sul 5-5 del secondo, che se convertite avrebbero potuto dare al match una piega ben diversa. Ma francamente non ha dato l’impressione di poter fare molto di più. Ha vinto la più forte: la Pavlyuchenkova può tenere una velocità di crociera più alta, è più continua e appena ha trovato il suo miglior tennis è andata a vincere il match, mentre lei è sembrata troppo aggrappata a talento, cuore e sensazioni, e non è un caso che sia andata in tilt nei due momenti più delicati. Sul 5-6 del primo set ha concentrato un paio di scelte tattiche non brillanti (e ha avuto anche poca fortuna), mentre sul 5-6 del secondo ha commesso un paio di errori da evitare e chiuso con un doppio fallo. Un po’ di delusione resta, perché Francesca ha la capacità di far sembrare tutto possibile e ha giocato alla pari per 1 ora e 43 minuti con la numero nove della Race to Singapore, perdendo sui dettagli (solo 5 punti di differenza a fine match). Ma non bisogna comunque perdere di vista la portata di una finale che, se la milanese non avesse vinto tre settimane fa a Bogotà, sarebbe comunque il suo miglior risultato negli ultimi quindici mesi. Di certo non l’ha perso di vista lei, che pur lottando per tutta la settimana con un fastidioso mal di schiena – che l’ha obbligata a indossare una fascia lombare sin dal primo turno – è riuscita di nuovo ad arrivare in fondo, dando seguito al suo ottimo periodo.
“FRANCESCA, UNA FONTE D’ISPIRAZIONE”
A giudicare dalle parole pronunciate durante la premiazione – e dai sorrisi – Francesca ha compreso benissimo che non è più il caso di lasciare spazio al dispiacere, e che piuttosto di pensare alla sconfitta in finale sia meglio allargare lo sguardo all’intera settimana. “Questo secondo posto – ha detto – è dedicato a tutti coloro che amano il tennis. Non importa chi sei, dove sei, che numero tu sia in classifica, tutto è possibile. Complimenti ad Anastasia: l’ho affrontata la prima volta quando aveva 19 anni, abbiamo anche giocato dei doppi insieme, e sta continuando a migliorare. Grazie ai fisioterapisti che si sono presi cura della mia schiena, e al pubblico per il supporto. Mi sono sentita veramente come a casa”. Uno degli aspetti migliori della carriera della Schiavone è che sia riuscita a trasmettere alle colleghe il suo amore per il tennis, tanto che anche la Pavlyuchenkova (come già Lara Arruabarrena a Bogotà) ha colto l’occasione per definirla una “vera fonte d’ispirazione”. Francesca lo è per il suo modo emotivo di vivere il tennis, ma anche per l’enorme voglia di lavorare che continua ad accompagnarla. E i risultati non sono altro che frutto dell’applicazione. Vale la pena ricordarlo: prima di Bogotà la milanese era scivolata al numero 168 del mondo, obbligata a chiedere delle wild card anche per disputare gli eventi più piccoli (proprio come accaduto sia in Colombia sia in Marocco), mentre con soli due tornei ha più che dimezzato la classifica, e lunedì si troverà al numero 77. Progressi che fanno assumere contorni ben diversi all’ultima parte della sua carriera. Sperare nella benevolenza degli organizzatori (anche se sono in molti ad averla aiutata), o trovarsi costretta a giocare i tornei ITF, non sembrava proprio la miglior prospettiva per una che ha vinto un Roland Garros ed è stata numero 4 del mondo, ma il bottino messo insieme nelle ultime settimane le permetterà di programmarsi liberamente, e partecipare a tutti gli appuntamenti più importanti. Così come di tornare a sentirsi super competitiva. E quello vale molto di più della classifica.

WTA INTERNATIONAL RABAT – Finale
Anastasia Pavlyuchenkova (RUS) b. Francesca Schiavone (ITA) 7-5 7-5
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