Marco Caldara
10 August 2017

La missione americana di Karolina Pliskova

Al suo primo torneo da numero uno del mondo, Karolina Pliskova agguanta i quarti a Toronto e punta ad arrivare in fondo. La stagione americana sarà fondamentale: non solo deve conservare la corona dagli attacchi della Halep, ma anche dimostrare di meritare la leadership. In carriera, fra Slam, Mandatory e Premier Five ha vinto un solo titolo.
Si può discutere a lungo sul fatto che Karolina Pliskova meriti o meno la prima posizione del ranking WTA, ma se nel mondo del tennis c’è qualcosa di inconfutabile, quella è proprio la classifica. Non sempre è veritiera, ma mette tutti d’accordo e in questo premia la 25enne ceca, che lo scorso 17 luglio è diventata la 23esima numero uno dalla nascita della WTA. Vuol dire che negli ultimi dodici mesi è stata la più costante di tutte, e pazienza se in carriera fra Slam, Mandatory e Premier Five ha giocato appena tre finali, vincendone una sola. La classifica si costruisce anche con i tornei “normali”, specie in un periodo in cui il tennis in gonnella è privo di una vera dominatrice in grado di guardare tutte dall’alto verso il basso. Con la doppietta Roland Garros-Wimbledon nel giro di 14 mesi Garbine Mugurza ha mostrato di avere forse qualcosa in più, ma se lassù c’è Karolina un motivo ci deve pur essere. La ceca può provare ad aggiungerne altri nella sua trasferta a stelle e strisce, la prima da numero uno del mondo, iniziata con un paio di vittorie positive. L’esordio contro Anastasia Pavlyuchenkova non era dei più semplici, così come il duello contro la giapponese d’America Naomi Osaka, giocatrice dal tennis più interessante di quanto dica la sua classifica, ma Karolina ha raggiunto senza grosse difficoltà l’obiettivo minimo dei quarti di finale. È vero che la Osaka le ha strappato il secondo set al tie-break, prima di ritirarsi in avvio di terzo per il riacutizzarsi di uno stiramento addominale, ma la Pliskova non ha mai perso la battuta nell’arco del match e il parziale si è deciso solamente su un paio di punti, peraltro giocati alla grande dalla nipponica. Karolina se li è lasciati sfuggire, ma la sicurezza mostrata in un’ora e mezza abbondante di gioco dice che il ritiro della rivale le ha solo reso il compito più semplice, perché la vittoria sarebbe arrivata lo stesso.
Dopo il successo contro la Pavlyuchenkova, nel primo ufficiale match dopo oltre un mese per via della sconfitta prematura a Wimbledon, la ceca ha analizzato il suo momento. “Mi aspettavo un avvio complesso – ha detto – perché anche se mi sono allenata sul cemento per 2-3 settimane il ritorno a un match vero e proprio è sempre difficile. Mi fisicamente sono al 100% e piano piano le cose andranno meglio. Sono felice di essere di nuovo sul cemento”. Almeno ufficialmente, i giocatori sono soliti non dare troppo peso alla classifica, ma vivere e giocare da numero tre del mondo o da numero uno non deve essere proprio la stessa cosa, almeno a livello di attenzioni. “La mia vita – spiega la Pliskova – non è cambiata. Continuo ad allenarmi lo stesso numero di ore e continuo a voler vincere tutti gli incontri. C’è solo maggiore pressione, ma penso sia normale, e anche qualche impegno in più, ma cerco comunque di organizzarmi per lasciare il tennis al primo posto. Poi, se avanza del tempo per altre attività, mi ci dedico volentieri”. Fa più che bene a non abbassare la guardia, visto che Simona Halep dista comunque meno di 1.000 punti, e lei dodici mesi fa negli States fece miracoli, vincendo a Cincinnati il suo primo (e unico) Premier Five e poi arrampicandosi fino a una meravigliosa finale allo Us Open, battendo Serena Williams prima di sfiorare il titolo nel duello contro Angelique Kerber. Un passato dolce che può diventare un’arma a doppio taglio: da una parte, il cemento USA è quello che nel 2016 le ha permesso di fare il salto di qualità, lanciando la sua corsa al numero uno WTA, e le sensazioni dello scorso anno potrebbero darle una bella mano. Dall’altro, però, avrà un sacco di punti da difendere e un nuovo status con cui imparare a convivere, che porterà pressioni e aspettative. “Non mi pongo obiettivi – ha chiuso in conferenza stampa – perché ho già avuto una stagione splendida. Giocherò contro i punti da difendere, e so che non sarà per niente facile. Ma sono sulla buona strada e mi auguro di poter competere a un livello vicino a quello dello scorso anno”. Curioso che parli di livello “vicino” e non ancora migliore, visto che non pare affatto un buon momento per accontentarsi.
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