Riccardo Bisti - 08 November 2018

La vecchia Next Gen: più trionfi o fallimenti?

Nel 2005, la nostra rivista aveva individuato dieci giocatori che avrebbero dovuto ricoprire di gloria il nostro tennis. Descrizioni roboanti, pronostici incontenibili. Come sono andate le cose? Dipende dai punti di vista: due trionfi compensano un numero ben più maggiore di fallimenti? C'è una morale: non ha senso prevedere il futuro di un ragazzino di 15 anni.

Fenomeno Junior. Era lo strillo di copertina de “Il Tennis Italiano” del settembre 2005, quando il principio di “Next Gen” era ancora ben lontano. Chris Kermode dirigeva il torneo del Queen's e forse non immaginava che una decina d'anni dopo sarebbe arrivato a guidare l'ATP. Il desiderio di azzeccare i nomi dei futuri campioni, tuttavia, c'è sempre stato. E nel 2005 si puntava su Donald Young, il cui baby-volto troneggiava in prima pagina, mostrando le lenti colorate che davano l'illusione che avesse due occhi azzurrissimi. Anche il desiderio di diventare un fenomeno è rimasto un'illusione. Per carità, è diventato un buon professionista ma lontanissimo da quello che sperava, sognava, desiderava. In un periodo di ottimismo in virtù dell'ingresso tra i top-100 ATP di un giovane Andreas Seppi, un articolo intitolato “Little Italy” presentava dodici promesse azzurre che, a leggere tra le righe, avrebbero potuto diventare grandi giocatori. Non è andata esattamente così, almeno non per tutti. Ed è curioso che accanto ai nomi di Fabio Fognini e Sara Errani ci siano quelli di giocatori che non sono entrati neanche tra i primi 1.000 o comunque rimasti a distanza dal professionismo propriamente detto. È interessante segnalare chi erano i ragazzi su cui si puntava forte all'epoca, quando il Centro FIT di Tirrenia era stato appena aperto. Lasciando perdere Gianluigi Quinzi e Matteo Donati, che all'epoca avevano rispettivamente 9 e 10 anni, e ancora oggi sono piuttosto giovani anche se ben lontani dai traguardi che avevano fatto sognare, vediamo cosa hanno combinato gli altri. Dovendo sintetizzare il bilancio, diremmo che ci sono state due scommesse vinte (Errani e Fognini), due vinte a metà (Bolelli e Fabbiano), due più o meno perse (Arnaboldi e Naso) e quattro sostanzialmente perdute.

FABIO FOGNINI (Best Ranking ATP: 13)
Semplicemente, il miglior tennista italiano degli ultimi 40 anni. Serve altro? Forse è il caso di ricordare quello che diceva Caperchi nel 2005: “Entro il 2006 Fabio entrerà tra i primi 200 e, al più tardi tra tre anni nei top-100”. Gli archivi dicono che è entrato tra i top-200 il 29 gennaio 2007 e tra i primi cento il 12 novembre dello stesso anno. Magari su Naso aveva sbagliato, ma su Fognini aveva capito tutto.

SARA ERRANI (Best Ranking WTA: 5)
Basta una foto.

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