Siamo un popolo di terraioli. La vittoria di Fabio Fognini a Gstaad conferma una tendenza nata negli anni 70, quando Adriano Panatta si è aggiudicato il torneo di Senigallia, regalando all'Italia il primo titolo nell'Era Open. Superando Yannick Hanfmann, il ligure ci ha regalato il 56esimo successo: di questi, 40 sono arrivati sulla terra battuta, oltre il 70% del totale. Non è una buona notizia, almeno sul piano statistico, poiché i tornei su terra battuta rappresentano soltanto il 30% dell'intero calendario ATP. Va così sin dagli anni dei Moschettieri degli anni 70. Anche lo stesso Panatta, sia pure interprete di un tennis brillante e aggressivo, vinceva di più sulla terra battuta: dei suoi dieci titoli ATP, ben sette sono arrivati sul rosso. Dando un'occhiata alla storia, ci accorgiamo che 22 tennisti italiani hanno vinto almeno un titolo ATP: di questi, soltanto quattro hanno vinto più sulle altre superfici: Omar Camporese (Rotterdam 1991 e Milano 1992, entrambi indoor), Gianluca Pozzi (Brisbane 1991), Davide Sanguinetti (Milano e Delray Beach 2002) e Andreas Seppi: l'altoatesino ha vinto tre tornei su tre superfici diverse: erba (Eastbourne 2011, unico titolo verde mai vinto dall'Italia), terra e cemento.
LOTTA TRA DECENNI
Per il resto, un dominio della terra battuta che è figlia della nostra cultura, delle nostre strutture e delle nostre abitudini. Non c'è niente di male, anzi, ben vengano i successi sul rosso (magari in qualche evento più importante: a parte le mirabilie degli anni 70, la miglior vittoria resta quella di Fognini ad Amburgo 2013), ma sarebbe importante raccogliere qualcosa di più sulle altre superfici. In questo senso, incoraggia Matteo Berrettini: se è vero che ha appena vinto il suo primo titolo Challenger sul rosso, a San Benedetto del Tronto, ha tutto per competere con efficacia sulle altre superfici. Gstaad 2017 ha regalato a Fabio Fognini il suo quinto titolo (tutti su terra), consentendogli di eguagliare Corrado Barazzutti. Più in generale, è il nono titolo del decennio, tanti quanti ne avevamo intascati negli anni 90. Gli azzurri hanno a disposizione circa due anni e mezzo per raggiungere (e magari superare) i titoli conquistati negli anni 80. Dovessero farcela, gli anni 10 del ventunesimo secolo sarebbero i più prolifici dopo gli irripetibili seventies, laddove raccoglievamo uno Slam (il Roland Garros di Panatta) e tre futuri Masters 1000 (Panatta a Stoccolma e Roma e Bertolucci ad Amburgo). Qui sotto, l'Italia dell'Era Open vista con l'occhio delle statistiche. E dei ricordi.
TITOLI ATP, DECENNIO PER DECENNIO
ANNI 70 – 20 titoli
ANNI 80 – 11 titoli
ANNI 90 – 9 titoli
ANNI 2000 – 7 titoli
ANNI 2010 – 9 titoli