Franco Davin è un grande allenatore. Ha mostrato certe stimmate sin da ragazzino, quando aveva 16 anni e nell'opulenza degli anni 80 giocava i tornei giovanili in Italia, trascorrendo ore e ore ad allenarsi sui campi più sperduti, mentre i coetanei si dedicavano alla bella vita. Da giocatore ha fatto quello che poteva (n.30 ATP), ma da coach sta mostrando qualità impressionanti. Ha portato Gaston Gaudio a vincere uno storico Roland Garros, poi ha reso Juan Martin Del Potro un top-player, sgrezzando il lavoro del “Negro” Gomez. Oggi sta facendo grandi cose con Fabio Fognini: vedendo giocare l'azzurro al Sydney International, dove ha colto una bella semifinale, è impossibile non pensare alla situazione di partenza. A fine 2016, dopo cinque (buoni) anni con José Perlas, l'azzurro era a un bivio. Andava ricostruito fisicamente, tennisticamente, mentalmente. Sia contro Dolgopolov che contro Adrian Mannarino, il ligure ha mostrato uno splendido stato di forma. La mano di Davin è evidente: Fabio ha liberato il suo talento, non ha paura a mostrarlo, e lo accompagna con un'esuberanza fisica simile a quella dei tempi belli. Contro un avversario difficile come Mannarino si è imposto in tre set, dominando alla distanza, col punteggio di 6-7 7-6 6-2. Una partita che fa venire l'acquolina in bocca per Sydney, ma anche per l'Australian Open. Questo Fognini piace, piace molto. Ma è pur sempre Fognini: in un primo set un po' folle, ha buttato via il tie-break con tre errori consecutivi dal 4-4. Un rovescio largo (e racchetta per aria), un rovescio in rete (con palla scaraventata fuori dallo stadio) e un dritto affossato hanno portato il francese avanti di un set. Scorie di vecchio Fabio, che continueremo a vedere. L'importante è gestirle, circoscriverle, renderle fini a se stesse. Fognini lo ha fatto e questo è molto importante: sotto 7-6 4-2, ha recuperato il break di svantaggio nell'ottavo game, al termine di uno scambio mozzafiato, una quarantina di colpi in cui ha mostrato cuore e polmoni, da mediano di qualità. Però lo ha chiuso da “puntero”, con uno splendido vincente di rovescio.