Una trovata simile aveva permesso alla Spagna di vincere la sua prima Coppa Davis, nel 2000. Più capitani, più cervelli, più idee. Una ventina d'anni dopo, è l'Argentina ad adottare la strategia, ma con premesse diverse. All'epoca, la Spagna aveva grandi giocatori e nessun capitano davvero carismatico. Oggi, è tutto il contrario. Sulla sedia andrà Gaston Gaudio, ma a fare il tifo dalla panchina ci saranno Guillermo Coria e Guillermo Canas, più l'assistente Gustavo Marcaccio, il più “coach” dei quattro. In campo, buoni giocatori ma senza il palmares dei tre esponenti della “Legiòn”, fortemente voluti dal nuovo presidente AAT Agustin Calleri. La sfida di San Juan contro la Colombia non mette a repentaglio un posto nel World Group 2019, ma servirà a capire se questo strano calderone porterà qualcosa di buono, fermo restando che in campo ci vanno i giocatori. E, con tutto il rispetto, Diego Schwartzman, Guido Pella, Horacio Zeballos e Maximo Gonzalez non sono competitivi per vincere l'Insalatiera. “Sento qualcosa che non avvertivo da molto, la Davis è speciale – dice il “Gato” Gaudio – giocare per l'Argentina è qualcosa di totalmente diverso”. Il fatto che sia lui a parlare con i giocatori ai cambi di campo lo pone sotto l'occhio dei riflettori, tanto che qualcuno si domanda se si vedrà la sua mano. “I ragazzi hanno abbastanza esperienza e sono intelligenti a sufficienza per tirare fuori il meglio. In pochi giorni non possiamo cambiare molto sul piano tecnico. Al massimo, possiamo trasmettere la nostra esperienza”. I tre capitani si sono divisi i compiti senza particolari gelosie e/o invidie. Gaudio si è occupato dei singolaristi, Coria dei giovani sparring, Canas dei doppisti. E Marcaccio si è inventato una specie di riunione “spirituale”, ogni sera dopo cena, in cui tutti gli elementi (giocatori, capitani, staff) si ritrovano attorno a un fuoco, nel giardino dell'hotel Del Bono Park. Un rito quasi tribale, che serve per cementare il gruppo e affrontare qualsiasi argomento in un ambiente "ipnotico". Gli argentini hanno rinunciato a portare cinque giocatori, come consentito dal nuovo regolamento della Davis, ma hanno aggregato tre ragazzi con l'obiettivo di fare esperienza. Per questo, Coria è particolarmente attento a Roman Burruchaga (figlio dell'ex calciatore che segnò il gol decisivo nella finale dei Mondiali del 1986), Santiago De La Fuente e Bautista Torres.