Si è sdraiato per terra, manco avesse vinto uno Slam. Qualcuno avrà pensato che l'esultanza di Pablo Andujar sia stata eccessiva, ma chi conosce la sua storia ha ben compreso la sua gioia dopo il 6-2 6-2 a Kyle Edmund che gli ha consegnato il quarto titolo in carriera, il terzo nel torneo intitolato al Re Hassan II (ricordato con un enorme drappo, in verità un po' inquietante, durante la premiazione). Il 32enne spagnolo viene da un calvario di oltre due anni, con tre operazioni a un gomito che non ne voleva sapere di guarire. Nonostante avesse scavallato i 30 anni, ha continuato a crederci. Questo titolo gli ha dimostrato che aveva ragione, e che l'Africa gli porta bene. Se escludiamo la vittoria a Gstaad, gli altri successi ATP sono tutti giunti in Marocco (nel 2011 e nel 2012 si giocava a Casablanca). È un torneo importante per la geopolitica ATP, giacché è l'unico del circuito maggiore a giocarsi in Africa. L'unico che si è sempre svolto sin dalla nascita del circuito ATP, accompagnato da qualche occasionale evento in Sud Africa. A fare gli onori di casa, durante la premiazione, c'erano due mostri sacri del tennis marocchino: Hicham Arazi e Younes El Aynaoui. Non accadeva da 20 anni che un giocatore di così bassa classifica non vincesse un torneo ATP. L'ultimo era stato Lleyton Hewitt, vincitore ad Adelaide nel 1998, da numero 550. Prima di questa settimana, Pablo era in 355esima posizione. Ed era ancora più basso una decina di giorni fa, prima di vincere il Challenger di Alicante. Adesso sale al numero 154 ed è in buona posizione per riprendersi quello che si era costruito in tanti anni di carriera: un posto tra i top-100 e lo spazio per qualche exploit. È un bravo ragazzo, Andujar, di quelli che si fanno voler bene. Per qualche anno ha giocato la nostra Serie A1 con la maglia del Park Genova, e aveva conquistato tutti con la sua disponibilità e umiltà. Per questo, fa piacere rivederlo ad alti livelli. “Ho giocato bene per tutta la partita – ha detto dopo la finale – ho provato a muovere Kyle il più possibile. Attacca molto ed è un giocatore robusto”. Andujar è partito forte, strappando il servizio a Edmund nei suoi primi tre turni di servizio, volando rapidamente sul 5-1. E pensare che Edmund si era presentato in finale con appena tre break al passivo. Andujar non ha perso la concentrazione e ha continuato a giocare bene nel secondo set, tenendo un rendimento impressionante soprattutto in risposta.