- Negli ultimi anni c’è stata la scoperta dei cosiddetti multi-mono...
“Questa è una definizione fuorviante, perché la corda rimane un mono ma al suo interno ha delle isole in cui il materiale è più confortevole. Si cerca di smorzare la rigidezza del poliestere inserendo al suo interno un poliestere più soffice, ma il materiale è sempre lo stesso. La vera innovazione sarebbe inserire due materiali chimicamente diversi come poliestere e nylon. Sono usciti monofilamenti di nylon, dalla forma cilindrica, che forniscono il controllo e le performance del mono ma con un materiale più confortevole. Hanno però diversi lati negativi, come una perdita di tensione molto alta e una bassa durata”.
- Come valuti l’utilizzo di sezioni diverse, da triangolare a esagonale?
“Come Head abbiamo introdotto il modello Gravity, un ibrido tra poliesteri con forme diverse, per massimizzare il potenziale di spin. Quando parliamo di due corde che lavorano insieme con la stessa sagomatura, la cosa non funziona. Usi corde sagomate se vuoi avere più spin, e due sono i meccanismi per generarlo: creando attrito tra la palla e il piatto e tra la corda verticale e orizzontale. Il primo va massimizzato, in modo che le verticali si possono spostare e tornare in sede tranquillamente, il secondo va diminuito al massimo. Due triangolari non si potrebbero muovere e si segherebbero. Ho fatto diversi studi al riguardo: quando si usa la stessa sezione, in laboratorio tutte le corde danno lo stesso numero di giri al minuto. Abbiamo un cannone ad aria compressa che spara a 120 km/h una pallina su una racchetta inclinata; la palla rimbalza e questo rimbalzo ha una rotazione, simulando quello che avviene in campo. Tutte le sezioni forniscono la stessa rotazione, ma quando giochiamo subentra il fattore umano e la differenza sta nel fatto che, avvertendo una diversa risposta della corda, il giocatore cambia movimento e ha l’impressione di generare più rotazione. Tutto però si deve a una percezione in campo”.
- Se si tratta di percezioni, perché si prosegue su questa via?
“Cambiando il movimento si genera maggiore rotazione, quindi un effetto diverso si ottiene, ma è il giocatore che adatta il movimento. L’unica corda che effettivamente funziona ‘in autonomia’ è la Gravity, che ha un approccio diverso. Le altre aziende invece lavorano con ibridi con sezioni identiche. Noi ci stiamo concentrando sulla rigidezza della corda, perché vogliamo che lo snapback sia efficiente”.
- Quali sono le conseguenze dell’utilizzo di schemi radi, su cui tante aziende sembrano puntare in questo momento?
“Con uno string pattern più rado cambia l’angolo di uscita della palla all’impatto. Si perde controllo, quindi si ha la necessità di una corda più rigida e spessa, che riduca la potenza. Le corde verticali si muovono di più e aumenta l’usura. Occorre salire di tensione, in casi estremi abbiamo utilizzato anche 29kg con un calibro 1,40”.