SCENE TRASH
Intendiamoci: ben vengano eventi come la Laver Cup se servono ad aumentare il giro d'affari attorno al nostro sport, ma non confondiamole con il tennis “vero”, come invece è stato fatto da più parti, forse perché c'erano due dei tennisti più amati di sempre. Non si può considerare valida una competizione in cui non si gioca il terzo set, con un sistema di punteggio pensato a uso e consumo di pubblico e TV: la diversa distribuzione dei punti (1 al venerdì, 2 al sabato e 3 alla domenica) è servita soltanto per tenere il risultato in bilico fino alla terza giornata, altrimenti la sfida sarebbe già stata segnata dopo un giorno e mezzo. E poi, l'atteggiamento dei giocatori in panchina: sembravano degli invasati, degli ultras edulcorati, al massimo dei ragazzini al paese dei balocchi. Era addirittura concesso che i giocatori si avvicinassero alla panchina per incitare o consigliare il giocatore in campo. Un non-sense totale, sfociato in atteggiamenti trash (flessioni, simulazioni di basket e wrestling) che il pubblico ha scambiato per attaccamento alla competizione. Senza dimenticare un aspetto cruciale: la gestione dei punti importanti è molto, molto diversa tra un torneo vero e un'esibizione. L'unica novità davvero interessante – a nostro parere – è stata la scelta cromatica del campo. Il nero è molto affascinante e garantisce un contrasto cromatico ideale con il giallo della pallina. Splendide anche le riprese, effettuate da un'equipe di Tennis Australia che già produce altri eventi, tra cui l'Australian Open. Molto suggestiva la telecamera in mezzo alla rete, così come la curiosa forma del seggiolone dell'arbitro, che ricordava la conformazione della stessa Laver Cup. Bello, divertente e curioso. Siamo convinti che il pubblico abbia lasciato la 02 Arena di Praga con il sorriso sulle labbra. Ma il tennis, perdonateci, è un'altra cosa.