Ci sono voluti 10 mesi affinché l'ITF comunicasse i dettagli del “Transition Tour” che scatterà l'anno prossimo. Ve ne avevamo parlato diffusamente: si tratta di un nuovo circuito, di cui faranno parte i tornei con 15.000 dollari di montepremi. Questi ultimi non daranno più punti per i ranking ATP-WTA, ma serviranno a dare l'accesso ai tornei più importanti. L'idea è creare una sorta di “ponte” tra i tornei giovanili e il circuito professionale, con l'obiettivo di distribuire il montepremi in modo più corretto. E consentire a più giocatori possibili di guadagnarsi da vivere con il tennis. Tutto è partito da uno studio commissionato dall'ITF, da cui è emerso che ogni anno la bellezza di 14.000 giocatori partecipano ai tornei professionistici, ma soltanto in 600 (336 uomini e 253 donne) chiudono almeno in pari, peraltro senza considerare i costi degli allenatori. Il Transition Tour si baserà su un circuito più “localizzato”, in modo da ridurre i costi sia per i giocatori che per gli organizzatori. Il progetto, condiviso con ATP e WTA, punta a ridurre il numero di giocatori dotati di una classifica mondiale. Attualmente sono circa 3.000, ma si dovrebbe arrivare a circa 750 per ogni singolo ranking. Sul piano pratico, gli attuali tornei da 15.000 dollari di montepremi (che peraltro sono la maggior parte) non offriranno più punti ATP-WTA, ma i soli “punti d'ingresso” ITF. I tornei da 25.000 dollari in su avranno una doppia valenza: tra le donne, continueranno a offrire punti WTA, mentre quelli maschili offriranno sia punti ATP che punti ITF (i punti ATP, tuttavia, arriveranno soltanto nei turni avanzati). Stesso discorso per le qualificazioni degli ATP Challenger: tutti i tabelloni preliminari dei tornei fino a 125.000 dollari offriranno il doppio punteggio. Dal 2020, anche i tornei maschili da 25.000 dollari offriranno soltanto gli “entry points” ITF. Insomma, diversi giocatori avranno punti in entrambe le classifiche. Ma come funzionerà il tutto? I due sistemi di classifica saranno strettamente collegati tra loro.