Riccardo Bisti
18 November 2017

Murray-Lendl, stavolta è finita per davvero

Si chiude la partnership tra Andy Murray e Ivan Lendl: con un annuncio sul suo sito web, Andy parla di “scelta condivisa”, ma è probabile che sia stato Lendl a rinunciare: vuole dedicare più tempo alla sua famiglia e si occupa di un giovane americano uscito dal programma di sviluppo USTA.

Dovrebbe essere l'addio definitivo. Andy Murray e Ivan Lendl si sono separati per la seconda volta, mettendo fine a una partnership che ha fruttato tre titoli del Grande Slam e due ori olimpici. Lo scozzese ne ha dato notizia tramite il suo sito internet, spiegando che è stata una separazione consensuale. La figura di Lendl è stata decisiva nella carriera di Andy: considerato un “perdente” prima di assumerlo, con lui ha messo fine a una striscia di 4 finali Slam perdute, proprio come era accaduto a Ivan una trentina d'anni prima. La partnership è iniziata a inizio 2012 e ha subito prodotto un oro olimpico, nella storica edizione giocata a Wimbledon. Un mese dopo, Murray ha vinto il suo primo Major allo Us Open. L'anno dopo è arrivato il successo più prezioso: il primo titolo a Wimbledon, che mancava a un tennista britannico da ben 77 anni. I due si erano già separati nel 2014: Lendl non aveva troppa voglia di viaggiare, inoltre ha in ballo un interessante progetto con la USTA. Senza di lui, lo scozzese aveva effettuato la coraggiosa scelta di ingaggiare Amelie Mauresmo, a sua volta sostituita da Jonas Bjorkman nel periodo in cui era incinta. I risultati non sono stati troppo soddisfacenti, al punto che Murray è rimasto per qualche mese senza coach. La “reunion” è avvenuta nella primavera del 2016, su basi più “leggere” rispetto al primo stint, ma ha prodotto il secondo titolo a Wimbledon e il periodo migliore della carriera di Murray, culminato col piazzamento al numero 1 ATP e la lunga striscia vincente di fine 2016. Quest'anno le cose sono andate meno bene, soprattutto per problemi fisici. “Sono grato a Ivan per tutto il suo aiuto e la guida nel corso degli anni – ha scritto Murray – abbiamo avuto grandi successi e imparato molte cose".

LENDL E LA USTA
Murray è stato l'antesignano di una moda che sarebbe esplosa un paio d'anni dopo: i “supercoach”, ovvero ex grandi giocatori chiamati a dare una mano ai top-players. Dopo di lui, sarebbero arrivati Boris Becker, Stefan Edberg, Michael Chang, Goran Ivanisevic... Murray è fermo dallo scorso 12 luglio, quando ha perso da Sam Querrey nei quarti di Wimbledon. È riapparso una decina di giorni fa, quando ha giocato un'esibizione contro Roger Federer a Glasgow. “Adesso sono concentrato sulla preparazione in vista del 2018 – dice Murray – vorrei essere pronto per l'Australia e lo farò con il mio team attuale”. La sua stagione dovrebbe partire dal torneo ATP di Brisbane. Da parte sua, Lendl continuerà a lavorare con il Programma di Sviluppo USTA, che peraltro sta iniziando a dare i primi risultati. “Mi auguro che Andy continui a crescere, insieme abbiamo avuto un grande percorso e ci siamo divertiti molto”. Secondo alcune indiscrezioni, in questo momento Murray non avrebbe particolare fretta nel cercare un sostituto, visto che il vice-coach Jamie Delgado resterà al suo posto. Difficile credere alla tesi dell'accordo reciproco: Murray era rimasto particolarmente turbato dalla prima separazione, peraltro ben motivata da Lendl: trascorrere più tempo con i genitori anziani e malati, nonché con le figlie che stanno intraprendendo un'interessante carriera nel golf. Il ritorno è stato efficace, ma troppo faticoso per lui. E adesso si concentrerà sul 18enne Patrick Kypson, attualmente numero 895 ATP.

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