I quattro debuttanti in gara alle ATP Finals, chiuse dalla finale Dimitrov-Goffin,
sono il simbolo di un circuito mondiale che sta provando a cambiando alcuni dei suoi protagonisti, anche se per i volti nuovi è comunque presto per cantar vittoria. Per avere la conferma bisognerà aspettare di vedere di nuovo in campo tutti i migliori, che quest’anno si sono fatti da parte chiudendo la stagione in anticipo, ma torneranno a combattere il prossimo anno.
Il più atteso è Novak Djokovic, che dopo un’annata da dimenticare ha detto basta dopo il torneo di Wimbledon, arrendendosi ai problemi al gomito che si trascinava dietro già da mesi. Un infortunio che si è rivelato più grave del previsto, e a conti fatti l’ha obbligato a stare quasi quattro mesi senza toccare racchetta, fino a far assumere alla sua situazione dei contorni misteriosi.
Dei grandi era stato il primo a dire addio alla stagione, ma tutti hanno ripreso prima di lui: Andy Murray ha giocato l’esibizione con Federer a Glasgow due settimane fa e ha trascorso qualche giorno all’O2 Arena ad allenarsi coi protagonisti delle Finals; Stan Wawrinka è tornato in campo già da un paio di settimane e Kei Nishikori pure, tanto che la sua partecipazione all’Australian Open e alla sfida di Davis Cup con l’Italia sembrano sempre più probabili. Mancava solo “Nole”, che già da quattro mesi lavora fisicamente col nuovo trainer Marco Panichi – come ci ha raccontato quest’ultimo
nell’intervista di fine settembre – ma fino allo scorso week-end non aveva ancora ripreso la racchetta in mano.
L’ha fatto nel suo Teniski Centar Novak di Belgrado, a porte rigorosamente chiuse, scambiando qualche palla col giovanissimo Mihailo Topic (
il baby fenomeno che la Serbia ha scelto come erede di “Nole”) e poi intensificando l’allenamento, per riprendere pian piano confidenza con la racchetta. Per il momento, pero, non è trapelata alcuna dichiarazione sulle sue condizioni del suo gomito e sui suoi programmi.